AVELLINO - Squadra contratta, ritmi blandi che diventano poi fretta in attacco. Non gioca come sa nei primi due quarti la Carpegna Prosciutto. Si sente nelle mani, e nelle gambe, il peso della sfida di Avellino. Poi pian piano inizia a carburare, migliora in difesa, alza le percentuali, ma non basta. Il basket è un gioco semplice: tu sbagli, l’avversario segna, tu perdi, lui vince (82-80).
È quello che è avvenuto a 90 secondi dalla fine quando, dopo aver toccato il -17, la VL ha in mano la tripla del meno uno. Se la prende King, forse il peggiore dei suoi, nonostante un paio di canestri nel finale. Il pallone finisce sul ferro, il rimbalzo è di Avellino che in pochi secondi invece la tripla la segna con Lewis (79-72).
Ha avuto più volte il tiro per cambiare il corso di un match nato male, ma ogni volta Pesaro ha perso palla, clamorosa quella di Bucarelli a 3 minuti dalla fine. E per fortuna che sulla sirena proprio King trovi la tripla che almeno salva la differenza canestri, che in un campionato complesso e lungo come quello di A2 non è un dettaglio. A riprova, i due time out chiamati nel giro di un minuto dal coach di Avellino, proprio per provare a vincere due volte.
A Pesaro resta l’amaro in bocca e una sconfitta pesante pensando al prosieguo della stagione dove saranno tante le trasferte. Memore della partita di domenica con Nardò, la Carpegna Prosciutto avrebbe dovuto avere un approccio migliore, perché un conto è recuperare quando hai 5mila tifosi che ti incitano, un altro quando hai otto eroi che si sono sobbarcati 550 km ma non possono di certo farti sentire come a casa.
Partita persa, differenza canestri salva e un dubbio: la VL quanto vale davvero? Dopo Cividale un’altra squadra ben allenata, senza ambizioni, mette in mostra le lacune, a cominciare da quelle sotto canestro: troppi 13 rimbalzi offensivi concessi agli avversari.
Leka ci ha provato a cambiare gli equilibri, con alterne fortune. Fatica a trovare l’alternativa a Earlington, poi si affida a Lombardi, ma finisce per spremerlo anche quando l’americano di Avellino è in panchina. E così, nel finale torna lo strapotere fisico dell’ala irpina.
Peccato, la squadra ha carattere. E questo è un merito del coach. Ma spetta anche all’allenatore spiegare ai suoi uomini che ogni tanto possono fare fallo piuttosto che lasciare canestri facili. Avellino non va mai in lunetta, ma tiene percentuali siderali da due punti. Quelle che invece non ha la Carpegna Prosciutto che non ha trovato un giocatore a cui affidarsi nel corso del match.
Ahmad è andato a folate, Quirino De Laurentiis è stato il migliore nel terzo periodo, Lombardi lo è invece stato a lungo nel quarto dimostrando che, nonostante i limiti tecnici, non ha paura di nulla, neppure di prendersi triple quando viene battezzato.
Domenica arriva l’ultima in classifica, che ha però battuto Milano al termine di un derby infuocato. Questa è l’A2, va ripetuto, un campionato in cui tutti possono perdere con tutti. Rimini è stata asfaltata a Brindisi, la Fortitudo ha schiacciato Cantù e Nardò ha superato Verona. In tutto questo, la VL torna undicesima.
Per cui, leccarsi le ferite, smaltire la rabbia per una vittoria regalata, bastava davvero poco di più, e subito in palestra. Cercando magari di ‘recuperare’ di nuovo Zanotti, che viene lanciato in quintetto per poi farlo ibernare in panchina anche quando i compagni, sotto canestro, non fanno meglio (foto Avellino Basket).