VARESE – Ci sono due verità che emergono: la prima è che gli avversari hanno americani più decisivi, se non vogliamo ammettere che siano più forti, di quelli della Carpegna Prosciutto Pesaro. La seconda è che il coach Meo Sacchetti sta riuscendo nell’impresa di far regredire Leonardo Totè, fino a due mesi fa miglior pivot italiano del campionato, a un giocatore da serie B.
Le due cose, purtroppo, non si alternano, ma si sommano e così le partite hanno un risultato scontato: sconfitta. L’ultima arriva a Varese, 91-80 il finale, al termine di un match in cui la VL era riuscita nell’impresa di rientrare per ben due volte dal -12.
Poi è emersa la prima verità. Perché se quello che dovrebbe essere il tuo miglior giocatore, Bamforth, fa 0/6 da tre punti e in palleggio perde palloni banali, il tuo destino è segnato. Come si può pensare di vincere quando chiudi con 7/36 da tre punti, vanificando così anche un inaspettato dominio a rimbalzo?
Del resto se al tuo pivot, il big man che poteva diventare l’uomo su cui puntare, gioca nove minuti, il suo cambio 3 e il terzo lungo, Mazzola che già di per sé ama giocare da esterno, 11, come puoi pensare di modificare il piano partita quando il ‘chiappa e tira’ non funziona? Sarebbe spettato al coach, ma a lui va bene così, gli piace veder correre la squadra. Solo che così l’unico traguardo che ora si ha davanti è l’A2. Anche perché le altre fanno meglio quello che lui vorrebbe.
Pesaro da oggi è ufficialmente penultima, visto che Treviso ha espugnato Trento. Questo sarà il pensiero che accompagnerà le prossime tre settimane, che saranno molto pesanti in casa Carpegna Prosciutto. Tre giorni di riposo, poi dopo la cena romantica di San Valentino inizierà la quaresima per Cinciarini e compagni.
Sudare, sudare e sudare ancora. Se si deve giocare alla Sacchetti, bisogna correre molto di più e soprattutto, checché se ne pensi, difendere. Il primo quarto di Varese è inaccettabile. Mandare in striscia giocatori come Hanlan o Brown è un errore tattico che la squadra condivide. Perché se i piccoli non tengono i propri uomini, i lunghi no è che poi facciano molto di più. si salva Ford che con le lunghe braccia qualche volta stoppa l’avversario.
Varese usa al meglio Mannion, Moretti ha chiaramente il dente avvelenato, i piccoli Usa fanno quello che vogliono e perfino il panchinaro Scott Ulaneo approfitta dei quintetti leggeri di Sacchetti per fare la voce grossa sotto il tabellone.
A questo quadro, che per un attimo sembrava potesse cambiare padrone sul 61-58, è mancato il protagonista biancorosso, l’uomo della pennellata capolavoro. Che invece ha trovato più volte Varese. In quel momento del match a fine terzo quarto è stato Woldetensae con due triple consecutive. Aggiungiamoci che McDuffie si è fatto espellere per due tecnici dopo canestro segnato, a riprova che insultare gli arbitri non li ha certo intimiditi nel colpire gli eccessi, neppure così evidenti, dei pesaresi.
Cinciarini ci ha provato, la grinta non gli manca e neppure gli attributi, da qui le cinque triple tirate, almeno un paio per disperazione, e la sola segnata. Ma se lui crea e i compagni non segnano mai, c’è poco da fare. Come uscire da questo tunnel infinito? Considerando che il coach è quello, la strada è solo una: prendere una guardia, che sappia palleggiare, con tanti punti nelle mani. Ma tanti. Con buona pace di capitan Tambone che così in campo serve a poco, neppure la tripla da dieci metri sulla sirena del secondo quarto l’ha rianimato, ha chiuso con più falli che punti.
Da chiedersi anche che fine abbia fatto Visconti, fuori dai giochi e dalle gerarchie di Sacchetti, che ha occhi solo per gli americani.
Raffaele Vitali