PESARO – Delfino ruba palla, vede Abdur Rahkman correre in contropiede, lo serve. Peccato che la guardia americana corre senza guardare e così addio azione. Charalampoupolos ci prova, attacca Lamb per usare il fisico. Poi va in panchina, si tocca l’inguine. Non entrerà più. Kravic continua a prendere rimbalzi in attacco, tiene in vita i suoi nel disastro al tiro. Va in panchina e Repesa se lo dimentica.
Tre fotografie di una partita disastrosa che avrebbe, invece, dovuto lanciare definitivamente in alto Pesaro. Che così perde uno scontro diretto per i playoff, tra l’altro con 30 punti di scarto, più dei 28 con cui aveva vinto a Brindisi.
La lunga pausa post Coppa Italia non è servita a ricaricare le pile dei pesaresi che per scelta societaria non ha allungato il roster orfano di Mazzola orami da tempo. Assenza a cui si è aggiunta nel pre gara quella di Totè e dopo un quarto del greco che per Repesa è un fattore tecnico fondamentale giocando da 4 ma tirando come un tre.
Dopo quattro vittorie consecutive in casa, la Carpegna Prosciutto prende un paio di schiaffi, di quelli che fanno male. Soprattutto per l’atteggiamento. Anche nel terzo periodo, quando il tiro è finalmente entrato, dopo le percentuali da oratorio del secondo quarto (10-26 il parziale), non è cresciuta la difesa. A ogni canestro di Delfino è seguito uno di Burnell o di Reed. E non per bravura, semplicemente i biancorossi non rientrano e da liberi i giocatori di coach Vitucci fanno canestro.
Se no fosse per il nervosismo degli ospiti, la partita sarebbe finita molto prima. Ma falli, proteste, tecnici e palloni contestati allungano l’agonia del pubblico e permettono a Brindisi di prendersi anche lo scontro diretto. Il problema che il coach deve cercare di risolvere è l’involuzione di Abdur Rahkman. Da primo terminale a giocatore che scheggia i ferri, bisogna trovare una via di mezzo. E non è solo questione di difesa degli avversari, la guardia sbaglia spesso scelta, come la conclusione sul -24 a 5 minuti dalla fine: errore e fallo di reazione.
Con i lunghi stanchi o assenti e le guardie spente, Tambone non segna più e Visconti quello che dà in attacco poi lo cede in difesa se affronta guardie fisiche, non tiene mai il primo palleggio dell’avversario. Quando a poco più di quattro minuti dalla fine del match Brindisi tocca il +26, coach Repesa si rende conto che oltre ala sconfitta rischia di perdere la differenza canestri che potrebbe diventare determinante nel finale di campionato. A
ll’andata una meravigliosa Carpegna vinse di 28. Per questo chiama time out, sperando di rianimare quel poco che c’è, cavalcando la voglia offensiva di capitan Delfino, voglioso di togliersi le tossine transoceaniche del match perso con l’Argentina che gli è costato la qualificazione ai mondiali.
Minuto inutile, la Vuelle non c’è più, come il suo coach che non rimette neppure Cheatham e lascia il trionfo totale a coach Vitucci. E ora? Se Chara ha seri problemi, andare sul mercato non sarà più una opzione per migliorare il roster, ma un obbligo per non rovinare una grande prima parte di stagione.
Raffaele Vitali