FERMO – Cosa accade quando una persona scompare, quando scatta l’allarme? Il prefetto di Fermo, Michele Rocchegiani, ha organizzato una giornata di formazione con i vertici delle forze dell’ordine della protezione civile. Dal 2019 in Italia ci si ferma a riflettere il 12 dicembre con la Giornata delle persone scomparse. “Abbiamo anticipato, perché domani avremo il sottosegretario Prisco a Fermo per parlare di sicurezza” precisa il prefetto.
“Immediatezza e tempestività nella segnalazione e nell’avvio delle procedure di ricerca sono fondamentali, ma soprattutto serve una grande integrazione delle risorse. Il piano della Prefettura si propone di far operare in sinergia le varie componenti” prosegue il prefetto.
Contano anche i media in questa fase, lo ribadisce Rocchegiani. Anche se al tavolo dei relatori, tolto il moderatore, non c’è nessuno che rappresenti la voce dell’informazione, magari un rappresentante dell’Ordine dei giornalisti. “Non trascurabile è il ruolo dei familiari, che aiutano a recuperare le informazioni più precise” aggiunge.
I primi a essere interessati nei casi di emergenza sono i sindaci, rappresentati da Paolo Calcinaro: “Voi siete la rete di sostegno alla comunità, che di fronte a una scomparsa soffre in attesa della verità”.
Dal primo gennaio 1974, anno di avvio degli inserimenti delle persone scomparse, al 30 giugno, le denunce sono oltre 324mila in Italia. Dietro il piano ci sono la capa di gabinetto Vaccaro e la vice prefetta vicaria De Notaristefani di Vastogirardi.
“Per noi è fondamentale Francesco Lusek (disaster manager e consulente), senza di lui la Prefettura sarebbe in difficoltà. La competenza non si improvvisa, lui la porta dentro il nostro palazzo” esordisce la vicaria. Che parte da una distinzione netta: “Un conto sono i casi di allontanamenti volontari degli adulti e quelli dei minori stranieri non accompagnati affidati alle strutture del territorio. Sono tanti e si allontanano continuamente. Dalle persone con fragilità psichica e fisica, oltre che sociale, che lasciano la casa più o meno volontariamente. Qui agiamo con la maggiore immediatezza possibile. L’informazione deve essere tempestiva, fondamentale sono le famiglie che devono comunicare il primo possibile. L’immediatezza delle ricerche è un aspetto fondamentale, per questo chiedo uno sforzo ai sindaci (otto quelli presenti). Ad Amandola ci siamo mossi per cercare la signora Conti, di cui non è mai stato ritrovato il corpo, ma per cui abbiamo usato ogni mezzo, partendo dai social che il sindaco ha reso comune tra i cittadini”. Ma non è solo tempestività nella comunicazione, c’è il lavoro di squadra che diventa cruciale e nel Fermano è ben strutturato.
Nel piano entra la dottoressa Monica Vaccaro: “Deve garantire il coordinamento unitario delle ricerche. Abbiamo il Royal come punto di riferimento, ma è spesso virtuale peer essere ancora più operativi. Che sia una segnalazione o una denuncia, la macchina si mette in azione. La parola chiave è ‘immediatezza’, nella denuncia e nella reazione”.
Di fronte alla scomparsa di una persona, la prima valutazione è su quale pericolo corre: “Se riteniamo che sia in difficoltà, bisogna subito raggiungere qualcuno delle forze dell’ordine per far sì che si possa attivare il piano”. Ci sono componenti statali e altre comunali, con i sindaci che sono autorità di protezione civile. “Per cui bisogna formarsi, perché non nasciamo imparati” ribadisce non nascondendo la sua origine napoletana la capa di gabinetto.
Lorenzo Paniccià è uno dei responsabili della protezione civile in sala, lui è al vertice del team di Fermo. Ma sono tanti quelli in sala, anche se forse meno di quanti ci si poteva attendere. “Se a scomparire è un minore, viene avvisata anche la Procura per i minori e viene richiesta l’autorizzazione per divulgare foto e informazioni ai familiari e alla direzione anticrimine” precisa Vaccaro. Quando si perdono anziani, come nel caso andato a buon fine poche ore fa, sono fondamentali le informazioni dei familiari. “Per questo divulghiamo informazioni tramite una brochure su come gestire i casi che coinvolgono persone con danni cognitivi. Una informativa che deve arrivare a ogni cittadino”. Da qui l’appello ai sindaci.
Ci sono poi una serie di passaggi da non sbagliare, dalla schedatura dello scomparso alle potenzialità intellettive e fisiche. “Sembrano cose banali, ma quando ci si muove nell’emergenza si può non considerare un aspetto rispetto a un altro. Mentre c’è una procedura che va seguita al meglio”. Che stabilisce chi è il responsabile, si va dai vigili del fuoco per le aree non antropizzate agli organi di polizia in città, fino al mare affidato alla capitaneria.
A Lusek spetta il compito di formare e guidare la macchina. “Serve anche un approccio interprovinciale, su questo dobbiamo lavorare. Le competenze riguardano gli enti ma anche la professionalità. Il coordinamento integrato resta la risorsa principale. Vanno coinvolti sempre di più gli enti locali, partendo dalla provincia con la sua polizia che ha una conoscenza approfondita del territorio”.
E questo sapendo che ci sono uffici e servizi comunali che sono utili, anche se non lo pensiamo. “Ad Amandola l’ufficio segreteria è stato utile a livello di social e volantinaggio”. Ci sono poi le polizie locali: “Le stiamo coinvolgendo e vogliamo formarle sempre più per standardizzarle alle altre forze in campo”.
Stesso iter che Lusek immagina, o meglio pianifica, per i volontari della protezione civile: “Dobbiamo standardizzare il percorso formativo di tutti i gruppi volontari. Dobbiamo parlare tutti la stessa lingua”. Una lingua che nell’obiettivo finale si vuole far parlare anche al cittadino, come auspicato dai vertici nazionali. Che vogliono sempre più ad arrivare a un ‘cessate ricerche’ per rientro volontario o esito positivo con ritrovamento.
Raffaele Vitali