FERMO – Personale sempre più a rischio. "A giugno ci troveremo a deliberare che probabilmente dovremo mandare a casa un po’ di operatori sanitari e un po’ di infermieri perché il tetto di spesa non è capiente per assumere il personale che abbiamo assunto durante il Covid".
Le parole sono dell’assessore alla Sanità delle Marche, Filippo Saltamartini, intervenuto in Consiglio sulla mozione per contrastare la grave carenza di medici nel servizio sanitario e per favorire l'accesso ai corsi universitari in medicina e chirurgia, nonché ai corsi di formazione specialistica dei medici.
La mozione, approvata all'unanimità, impegna presidente e giunta ad 'attivarsi presso il Governo e il Parlamento per la modifica della legge che limita l'accesso ai corsi di laurea (nella parte relativa al 'numero chiuso') e ad incrementare, in ogni caso, per i prossimi due anni accademici e almeno del 50%, il numero degli ammessi ai corsi di laurea'.
Nello stesso provvedimento si chiede di 'effettuare un monitoraggio del fabbisogno di medici e di personale sanitario, di garantire l'intera copertura del finanziamento delle borse di specializzazione'. "Il Governo dice che in questo momento non può soddisfare le esigenze delle Regioni che hanno chiesto di non eliminare il tetto di spesa e non modifica l'intervento sulla formazione dei medici non saranno in grado di garantire i livelli delle prestazioni. Tutte le Regioni hanno anche detto allo Stato che se non vengono restituiti 4 miliardi delle spese Covid dovranno tagliare i servizi".
La mozione è stata integrata con un emendamento promosso dal consigliere Fabrizio Cesetti (Pd) che chiede 'qualora le modifiche alla legge 264 del '99 non siano tali da assicurare il superamento delle gravissime carenze di medici e personale sanitario, di esaminare la questione sotto il profilo della compatibilità con la Costituzione al fine di eventualmente promuovere il gravame costituzionale'.
Soddisfatto il consigliere Andrea Biancani che aggiunge: “Eliminare il numero chiuso incondizionatamente è sbagliato perché il sistema universitario non reggerebbe tanti studenti e si metterebbe a rischio la qualità formativa".