di Raffaele Vitali
FERMO – Non capita spesso di poter festeggiare i 30 anni di lavoro in ospedale con turni di 12 ore, quindi ben più lunghi del normale. Ma questo accade a Fermo, nel reparto di Pediatria e Neonatologia, al primario, o direttore come preferisce essere definita, Luisa Pieragostini.
Via social celebra un traguardo professionale, frutto di una scelta voluta, difesa e consolidata: “Lavorare in ospedale”. Lei è un perno fondamentale del Murri di Fermo, lo ribadiscono tutti i colleghi, ogni volta che devono interagirci. Ma, perché in sanità spesso c’è un ma, per far restare il reparto ai massimi livelli deve fare turni di 12 ore. Lei e spesso le sue dottoresse: “Poi, se c’è da sacrificarsi un po’ per permettere i riposi, preferisco sacrificarmi direttamente”.
Cosa sta accadendo? “Che oggi è tutto più difficile, per più fattori. Situazione pandemica e di guerra, mancanza di rispetto dell’utenza verso il personale sanitario e grave carenza di medici nella mia specializzazione”.
Sul primo può fare poco, sul secondo si lavora cercando di non perdere il sorriso, ma sul terzo sono i numeri a dover cambiare: “Mi mancano 5 medici, dovremmo essere otto più il direttore. È veramente dura così”. Un messaggio all’Area Vasta 4, che conosce bene la situazione. Ma come per altri settori, non è semplice trovare risorse. L’importante è che non ci si sieda sapendo che poi c’è il primario che salva.
“Qualcuno ha detto che il direttore deve attrarre, si vede che io non faccio parte di questo gruppo. Ma io vado avanti, sono una tipa che non riesce a stare ferma, per questo adoro l’emergenza e organizzare. Se c’è una cosa che proprio non sopporto è la frase ‘ si è fatto sempre così’. Per questo chi lavora qui dà tutto, per migliorare quello che abbiamo”.
E se qualcuno volesse aiutare il reparto, in attesa del personale, c’è una cosa che servirebbe proprio: “Non mi piace il grigio, soprattutto in sanità”. E questo, messaggio al sistema a parte, è una richiesta: “Vorrei colorare il reparto, dipingere le pareti con disegni. Ma servono vernici, serve una mano capace, servono risorse. Se questo territorio volesse contribuire, un imprenditore o chi si sente in grado, è il benvenuto. Non per me, ma per i piccoli pazienti e le famiglie che ogni giorno aiutiamo e curiamo. Sono qui da 30 anni e non ho alcuna intenzione di fermarmi” conclude la dottoressa Pieragostini.