FERMO – C’è tanto da lavorare sull’uso dei termini declinati al femminile. “Per noi il linguaggio di genere è un elemento per favorire un cambiamento culturale” spiegano Manuela Bora e Mara Ruggeri, in nome del gruppo consiliare in Regione del Pd e del Movimento 5 Stelle.
La proposta di legge presentata mira a promuovere un uso consapevole, non discriminatorio, attento alle differenze, a partire anche dalla comunicazione istituzionale. “Proponiamo una modifica - spiega Bora, prima firmataria dell'atto - migliorativa dello Statuto regionale affinché la Regione Marche riconosca, garantisca e adotti un linguaggio non discriminante e rispettoso dell'identità di genere, identificando sia il soggetto femminile sia quello maschile negli atti, nella denominazione di incarichi e nelle funzioni politiche ed amministrative. La grammatica italiana prevede da sempre la declinazione femminile e rifiutarsi di riconoscere questa regola - continua Bora - significa solo presumere e accettare che i ruoli di prestigio siano esclusivo appannaggio maschile. Se questo problema non si pone per termini come maestra o infermiera, non è certo casuale, e la nostra inerzia rafforzerebbe solo lo stereotipo della divisione dei generi in ruoli di cura per le donne e ruoli di direzione per gli uomini. Questo è inaccettabile”.
Del resto, il contrasto alle disuguaglianze rappresenta uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030. “Confidiamo che - concludono - dopo il ritiro del disegno di legge proposto dalla Lega che multava chi avesse declinato i ruoli istituzionali al femminile, la Giunta Acquaroli sappia cogliere la necessità di smarcarsi da quella cultura reazionaria a cui si abbevera ma da cui, prima o poi, rischia di essere inghiottita”.