FERMO – A Porto San Giorgio lo sanno già bene: il patrimonio immateriale è tangibile e fruibile. Il Fortunale è diventato il perno del museo della civiltà marinara dove entrando ci si immerge dentro la tempesta tra i racconti di chi c’era e di chi ha studiato quel periodo.
Ma il caso fermano è solo uno dei tanti su cui la regione Marche e il ministero della Cultura investono e credono. Da oggi, dopo la firma della convenzione tra ministero e l’università Politecnica, inizia una collaborazione che darà voce a quello che non sempre si tocca.
“L’Istituto, in collaborazione con il Servizio VI della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, è impegnato in attività di tutela e valorizzazione del patrimonio demo etnoantropologico e del patrimonio culturale immateriale, tra cui la documentazione, la tutela, la valorizzazione e la salvaguardia delle rievocazioni storiche. L’Univpm svolge, attraverso più dipartimenti e strutture di ricerca, da diversi anni, attività specifica nel campo della digitalizzazione valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale” spiega il rettore Gian Luca Gregori.
Insieme saranno anche partner delle zone terremotate, dove la distruzione ha toccato patrimoni materiali, ma anche di tanto immateriale, dalla storia all’identità. “Al tempo stesso la pandemia ha portato a una accelerazione dei processi di digitalizzazione, da un lato appesantendoci la vita, ma dall’altro dando spazio a patrimoni magari complicati da valorizzare”.
Leandro Ventura, direttore dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, punta molto sulle Marche, dove ha una delle collaboratrici più preparate, l’avvocato Barbara Toce, ex sindaco di Pedaso: “Abbiamo un rapporto quotidiano e numerosi progetti. Dala valorizzazione della cultura marinara a Porto San Giorgio alla documentazione di rievocazioni e carnevali. Un lavoro che da anni si muove sul digitale e sulla conseguente valorizzazione degli elementi fisici. Tecnologie immersive che permettono di trovarsi all’interno degli eventi. Proiezioni pubbliche, installazioni dentro musei. Abbiamo due mostre all’estero, una in Oriente che dal 15 luglio sarà a Fermo. Portiamo l’audio visivo al fianco del grafico. Siamo di fronte a forme di video arte”.
Tutto questo sarà implementato grazie alla tecnologia che la Politecnica porta con sé per andare oltre l’immersione. “Pensiamo alla realtà aumentata e virtuale. Vorremo un rapporto biunivoco. Noi forniamo supporto antropologico, in particolare nelle zone terremotate dove recuperare e implementare sarà un incentivo per la rinascita e il nuovo sviluppo” prosegue il direttore.
Come si diventa parte dell’Istituto Centrale per Il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura? Firmato accordi. Molti quelli in essere con i communi, a breve quello con la Regione e intanto la firma fondamentale con la Politecnica, dove a seguire l’iter sarà il professor Paolo Clini: “L’esperienza decennale di Univpm sulla valorizzazione digitale dei beni culturali sarà a disposizione. Sempre più dobbiamo capire che il patrimonio immateriale ha lo stesso valore di quello fisico, che maggiormente conferma la memoria e la tradizione dei territori. La tecnologia non farà morire la conoscenza altrimenti legata all’orale”.
Entrare dentro il Museo di Porto San Giorgio e immergersi nel Fortunale, permetterà di capire il potenziale di un percorso che non si fermerà: “Infatti – conclude Ventura – abbiamo numerosi progetti, tra avviati e in fase di definizione: a Fano il progetto di valorizzazione della cultura marinara, a Urbino e il Montefeltro, a Offida e il carnevale, a Fermo con la Cavalcata dell’Assunta. Una convenzione con il Bim per una mappatura del patrimonio immateriale dell’area. Accordi con il comune di San Benedetto del Tronto e presto la firma con la regione Marche”.
Anche se immateriale, questo mondo porta lavoro ed esperienza: “Nella convenzione c’è l’intesa per far lavorare nei progetti ricercatori e dottorandi, oltre che studenti della Politecnica. È economia quello di cui parliamo, anche se non sempre gli amministratori pubblici lo comprendono. Patrimonio è tale anche se immateriale. Un concetto fondamentale è che non ci sono territori destinati a morire e altri destinati a crescere e svilupparsi. Ci sono aree morte e aree in sviluppo perché da un lato c’è una strategia chiara, dall’altro no.
Il patrimonio immateriale, che si integra al turismo e alla manifattura senza sconvolgere nulla, è un elemento che se inserito in una strategia complessiva di marketing territoriale, legata a eventi specifici, può diventare un fattore competitivo” conclude Gregori.
r.vit.