Il sangiorgese colpisce ancora. Cesare Pancotto arriva a Pesaro con una sola missione: vincere e chiudere in anticipo il discorso salvezza. Il problema, per Pesaro, è che non solo vince, ma domina (72-87). E così quando tocca il +23 (40-63) al 27’0 fa entrare Latorre e Simioni. Un tandem che fa più danni della peste e in un minuto regala un incredibile 6-0 alla Vuelle, tra l’altro con quattro punti di Williams, forse il peggiore visto in campo nel Santo Stefano del basket. per non umiliarli entrambi, decide di infierire solo su latore e rimette Ragland, che anche giocando in ciabatte fa sempre la cosa giusta.
Il dramma di Pesaro è che Giancarlo Sacco, uno che ha costruito la sua carriera sulla capacità di cambiare l’impatto dei giocatori in campo, non sta riuscendo a fare di un gruppo molle una squadra di lottatori. Quando Hayes segna a fine secondo quarto il 35-48, la fotografia è Zanotti che lo guarda senza alzare un braccio per fare fallo. Ecco, questa è la Carpegna Prosciutto, una squadra che in venti minuti commette solo sei falli, dando a Cantù la sensazione di poter fare quello che vuole. E non c’è niente di meglio per una compagine di giovani americani che si esaltano se li fai tirare da liberi.
Il pubblico si arrabbia, Sacco non sa che fare. forse sarebbe meglio lasciare in campo le cheerleaders, almeno la gente ammira qualcosa di bello. Ma è qui per il basket, che per almeno un paio di minuti a quarto viene dimenticato da entrambe le squadre. Palle perse, errori banali, ma soprattutto fretta. E siccome Cantù, che ha controllato il match dal primo possesso, non ne ha bisogno ecco che Pancotto ferma tutto quando serve.
Non è facile giocare a Pesaro, soprattutto per i giocatori di casa. Perché il pubblico di casa non perdona niente e all’ennesimo errore arrivano valanghe di fischi. Difficile biasimare chi paga abbonamenti e biglietti, visto che a oggi la classifica dice 0 punti. Quando vedi solo sconfitte, la voglia di rimonta non ti basta per dire bravi.
Nel momento più buio però c’è il sussulto quasi personale di Totè che in un amen ridà speranza e mette paura a Cantù. Ma basta un lampo di Ragland, assist al bacio per Hayes, a far ripiombare Pesaro nel suo buco fatto di disarmante leggerezza difensiva. Non basta avere delle mani educate e un buon piede perno per stare in serie A: se Zanotti e Totè lo capiranno il loro futuro sarà ancora nella massima serie, altrimenti ogni volta che incontreranno il Burnell di turno per la propria squadra saranno dolori.
Sacco ci sta provando, ma oggi ha le sue responsabilità. Nel disastro perché lasciare il capitano, nonché americano, Thomas in panchina? È un tiratore? Sei sotto di venti? E allora lo usi. Anche perché Williams fa solo danni, scheggiando tabelloni e pasticciando in palleggio. Sul 61-80 chiama time out, ma è solo un regalo ai tifosi che così possono alzarsi e uscire dal palasport senza dare fastidio ai vicini di posto. Il campionato di Pesaro è praticamente finito qui, anche se c’è un intero girone di ritorno da giocare. Ma la distanza dalla salvezza comincia a essere siderale: 12 punti, dieci se Trento dovesse perdere il suo match con Trieste, che è ferma a sei. “Forza Pesaro” cantano i tanti tifosi canturini, ma non basta a fermare i fischi ai giocatori che ci mettono la faccia e fanno comunque il giro di campo per dare un cinque a qualche tifoso.
Raffaele Vitali