di Raffaele Vitali
FERMO – L’ortopedia è da sempre un problema per le Marche, che patisce l’attrattiva delle cliniche dell’Emilia Romagna. Mobilità passiva, conti che sballano. Ma qualcosa sta cambiando, partendo proprio dalla piccola Ast di Fermo che ha nel Murri il suo faro.
E non è perché il reparto di Ortopedia gode di una posizione speciale, ultimo piano del Murri, dalle finestre domina la vallata e da lì ‘rimette’ in piedi le persone. Sono i servizi che convincono i pazienti e stanno creando una mobilità attiva. A guidare il reparto è il dottor Federico Lamponi. “Un luogo d’efficienza con professionisti di valore” introduce il direttore generale dell’Ast Roberto Grinta.
Un reparto che lavora in team con i vari reparti chirurgici. “Un’attività aumentata dell’8% nel 2023, in particolare per i ricoveri ad alta complessità. Torna a crescere la mobilità attiva” prosegue Grinta che celebra così il sesto anno da primario di Lamponi, un fermano che ha voluto fortemente questo incarico, tanto da lasciare anni fa la ricca Rimini. “Pazienti arrivano da Abruzzo, ed Emilia Romagna e poi c’è la mobilità interna, con numerose richieste da Macerata e Pesaro” aggiunge il primario.
“Quando sono arrivato, il primo compito è stato costruire una equipe, non sono un oligarca. I carichi di lavoro sono ben distribuiti. Una crescita individuale, ognuno per un settore specifici. Chis segue spalla, chi ginocchia, anca, mano per dare le risposte migliori” precisa.
E la prova viene anche dall’attività ambulatoriale, che è divisa per giorni e specialità. I numeri dicono anche qualcosa: 1200 interventi l’anno, inclusa la protesica (dall’anca alla caviglia), la chirurgia di revisione protesica, “molto implementata”, c’è poi il day surgery, “pensiamo all’artroscopica al ginocchio e alla spalla”, le ricostruzioni legamentose, crociati e menischi, e la chirurgia della mano e del piede. “E c’è l’ambito traumatologico, che cresce durane la stagione estiva sia per le attività sportive, sia gli incidenti stradali sia per le fratture da caduta degli anziani, penso ai femori” prosegue il primario.
Con i servizi crescono le tecniche e quindi la formazione. Sapendo che Lamponi ha una predilezione per l’anca, in cui è ormai un riferimento no solo regionale. “Dalla diagnostica alla parte chirurgica open o di portesi, trattiamo ogni caso. Sempre più spesso arrivano i giovani, dove si può intervenire non solo con le protesi”. La direzione ovviamente investe. “E così – ribadisce Grinta – nonostante non siano stati anni semplici, diamo risposta come unico ospedale ini maniera efficiente”.
Due indicatori Agenas premiano il reparto: “Il primo è quello di esito, ad esempio le fratture di femore che vanno risolte entro 48 ore per il 75% dei casi, il reparto di Fermo è al 90. E poi la quantità, ne servono almeno 100, al Murri sono state 350 nel 2023”.
Il tutto avendo a disposizione 20 posti letto e una equipe composta da dieci ortopedici più il primario. “E stiamo per inserire l’undicesima. Una equipe giovane e dinamica, ognuno settorizzato. E anche i nuovi che arrivano saranno affiancati per instradarli nella giusta direzione” ribadisce Lamponi.
Che ha al suo fianco la dottoressa Lucia Bartolini, funzione organizzativa da sette anni, che coordina 15: “Abbiamo tre infermieri in reparto al mattino e due al pomeriggio e la notte, insieme con gli Oss, per assistere al meglio i pazienti, che variano dai giovani all’anziano con più patologie. A questo aggiungiamo sala gessi e ambulatorio attivo dalle 8 alle 20, senza sosta con quattro infermieri e reperibilità continua. Del resto, essendo ospedale unico bisogna rispondere in ogni momento. E al meglio, tanto che abbiamo il tasso di infezioni molto inferiore alla media nazionale”.
Per riuscirci serve un aggiornamento continuo. C’è ance il provato che pressa: “Il privato non è sempre il top. Attenzione a illudersi che sia il. In un ospedale – aggiunge Lamponi – il livello è sempre massimo. Complicanze? Qui si ha tutto. E infatti poi se ci sono, anche dal privato tornano in un ospedale. Per il sistema è una risorsa, concordo con il direttore Grinta, l’importante è coordinarsi e far sì che il sistema dia il massimo”.
L’estate è iniziata, gli infortuni aumentano anche per lo sport che cresce. Uno in particolare. “Da inizio anno ho operato ‘sette vittime’ da padel. Siamo passati dagli infortuni da calcetto, principalmente ginocchia, a oggi che sono interessati tendini d’Achille, caviglie e spalle. Non è un problema dello sport, è la preparazione. Tutti pensano di poter giocare senza allenarsi, non è un caso che si tengono congressi anche internazionali dedicati proprio al padel”.
La prevenzione è il concetto finale su ci si sofferma il primario: “Prima di arrivare con problematiche articolari grosse, meglio farsi vedere. Non dal fisioterapista, però. Prima l’ortopedico che dà le indicazioni, poi si va dal fisioterapista. Invece le persone invertono i passaggi. Passando per il cup, entro un mese e mezzo la risposta dai nostri specialisti arriva. Anche a livello di medicina rigenerativa, che per il pubblico è quasi un unicum di cui vado fiero”. Una medicina non per tutti: “Funziona sui giovani, l’under 40 in particolare, soprattutto per le ginocchia, meno per l’anca. Ci abbiamo puntato negli ultimi anni, non è una cosa comune per il pubblico”.
Quel pubblico che sa rispondere in maniera rapida all’emergenza, al Murri è attivo il fast track: “Dal pronto soccorso, non avendo una postazione attiva, veniamo chiamati non appena fatta la radiografia, se è una frattura dal gomito alla mano o dal ginocchio al piede, sale direttamente in sala gessi e completa il percorso” conclude il primario che non ha neppure il tempo di alzarsi che le porte del reparto si aprono.