FERMO – Il ‘caso orlatrici’ sollevato in maniera diretta dai fratelli Sagripanti, titolari di un importante tomaificio di Casette d’Ete, in realtà è una questione ben nota e da tempo al centro dele discussioni dele associazioni di categoria. Più volte ha sollevato il tema la Cna, con l’allora direttore Migliore e poi con il successore Caranfa, più volte la Confartigianato, con il presidente Totò che si è creato una scuola in azienda da solo, più volte l’ex presidente dei calzaturieri enrico Ciccola, oggi il numero uno dei calzaturieri di Confindustria Fermo, Valentino Fenni.
“La figura delle orlatrici, come quelle di taglio e finissaggio, è sempre più rara e quindi ricercata. Chi ce le ha ancora in azienda cerca di preservarla, ma non è facile perché è molto richiesta. Soprattutto dalle grandi griffe che sempre più scelgono il polo produttivo fermano – maceratese come base di azione”.
Fenni, lei come ha letto lo sfogo dei Sagripanti?
“Non è questione di concorrenza sleale. È il mercato che decide dove è meglio lavorare. Questo è il punto da cui dobbiamo partire. Il vero nodo è come riuscire a creare filiere funzionali ai grandi brand e alle piccole e piccolissime aziende che caratterizzano il nostro distretto calzaturiero”.
Le griffe per lei sono un valore aggiunto?
“I marchi del lusso, da sempre clienti dei nostri calzaturifici e accessoristi, portano lavoro. Questo non va mai dimenticato”.
Ma non potrebbero adottare strategie più attente a territorio?
“Il ‘tutto e subito’ non è mai la soluzione quando si deve programmare lo sviluppo di un’azienda. Privare un tomaificio delle orlatrici che da vent’anni lavorano all’interno, significa bloccarne il presente e complicare il futuro. E così vale per il pre montatore da un piccolo calzaturificio. Anche perché poi serve tempo per formarlo, oltre che risorse”.
Confindustria cosa fa?
“Da tempo abbiamo aperto un dialogo con la Regione Marche per cercare di creare percorsi di formazione, finanziati dal pubblico, per evitare che pezzi determinanti del distretto venissero meno. Finalmente, e per questo ringrazio il consigliere Andrea Putzu e con lui i rappresentati del nostro territorio, sono stati finanziati i corsi per orlatrice e per montaggio e finissaggio. Questo significa che anche le Pmi potranno usufruire di questa opportunità inserendo al proprio interno nuovi dipendenti pronti al lavoro”.
Formare orlatrici è quindi possibile?
“Il nuovo bando prevede, che le aziende che avranno a disposizione i corsisti debbano poi assumerne almeno la metà. 15 i posti a disposizione per il corso da orlatrice, la call si aprirà entro giugno per far partire le lezioni a settembre, 15 per il finissaggio. Già sono pronte le aziende che hanno dato ampia garanzia di assunzione”.
Arriveranno nuove figure, ma la forza delle griffe è insuperabile.
“Questo passaggio è importante per non perdere del tutto le competenze. Con i nuovi corsi investiamo sulle competenze, sperando che ci siano anche giovani attratti da un mestiere che offre soddisfazioni e stipendio certo. Grazie al Fondo Sociale Europeo, la Regione finanzia il percorso, sta poi alle imprese far sentire il nuovo dipendente parte di un mondo che può gratificare”.
E con le griffe?
“Una partita aperta. I brand per questo distretto significano lavoro e anche vetrina. Se dopo anni hanno scelto di investire nel fermano – maceratese è perché si sono accorti di quello che noi sappiamo da sempre: qui ci sono i migliori artigiani”.
Quale è per lei la soluzione?
“Aumentare la rete produttiva tra casa madre e aziende satellite è la sfida che dobbiamo tutti affrontare, creando un tavolo anche con le istituzioni locali che con le griffe spesso hanno più legami degli imprenditori. Il distretto sta vivendo una buona fase, gli ordini non mancano e proprio la presenza delle griffe ha aumentato la capacità produttiva di tanti piccoli calzaturifici. Dobbiamo far sì che questo momento diventi una costante e per farlo serve abbinare la qualità alla formazione continua”.