ANCONA – “La vita è fantastica, ma è ora che mi congedi”. Mario ha scelto il suicidio medicalmente assistito. Marchigiano, da anni impegnato in una battaglia etica ancora prima che legale, ha detto basta. “finalmente sono libero di volare dove voglio” ha lasciato scritto.
Mario era Federico Carboni, un 44enne ex trasportatore di Senigallia tetraplegico da 12 anni. Il suo nome lo ha voluto rendere noto lui stesso, non appena completato il percorso farmaceutico. Se ne è andato assistito dal dott. Mario Riccio, l'anestesista che affiancò Piergiorgio Welby.
'Mario-Federico’ si è auto-somministrato il farmaco letale (Tiopentone) tramite una macchina acquistata a proprie spese con 5mila euro raccolti dall'Associazione Luca Coscioni. Avrebbe da tempo potuto scegliere di andare in Svizzera per essere aiutato a morire, invece ha lottato per ottenere il suicidio assistito in Italia affiancato da un pool di legali dell'Associazione, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato/DjFabo.
E dopo aver vinto a febbraio l'ultimo round della battaglia (la scelta del farmaco), costellata di ostacoli e combattuta a colpi di diffide, ha subito anche la beffa di dover pagare l'assistenza: in assenza di una legge, infatti, lo Stato non se ne fa carico. Ora il suo desiderio si è realizzato.
“La politica, il Parlamento e le leggi sono in ritardo. A chi dice che il paese deve occuparsi di altro e non di diritti, la storia id Mario ci dice esattamente il contrario. Occuparsi di diritti significa fare del Paese un Paese moderno che comprende l’avanzamento necessario” ha commentato Enrico Letta, segretario del Pd, in prima linea per il completamento del percorso normativo.
“Nelle parole di Federico - osserva Cappato - questo è stato un giorno storico e credo che avesse ragione”. Prima la porchetta di Ariccia con i propri cari, poi la barba e via, con un sorriso, salutando tutti; lui sereno, gli altri commossi. “Sono finalmente libero di volare dove voglio. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile, cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell'oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e prospettive future” ha ribadito, ricordando con fierezza anche la battaglia legale condotta: “Abbiamo fatto giurisprudenza, un pezzetto di storia nel nostro Paese, sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco”.
Nelle Marche, la storia di 'Mario’ ha viaggiato in parallelo con altre due vicende: quella di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano che due giorni fa ha posto fine alle proprie sofferenze con la sedazione profonda, considerati gli ostacoli al via libera definitivo al suicidio assistito, e a quella di Antonio, 43enne marchigiano, tetraplegico da 8 anni a causa di un incidente stradale, che attende ancora il parere del Comitato etico regionale sull'idoneità alla 'procedura’ (foto ansa.it).