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Omicidio di Belmonte, la verità di Finucci: il coltello lo usa per il pane. Non voleva uccidere, Marzio era suo amico

9 Agosto 2021

di Francesca Pasquali

FERMO - Il coltello tirato fuori per spaventare l’amico. Il sangue che imbratta vestiti e selciato. In mezzo, una manciata di secondi. Ha raccontato questo Paolo Finucci alla pm Francesca Perlini.

Stamattina, il 59enne accusato dell’omicidio di Marzio Marini è stato interrogato in carcere. Davanti alla magistrata, ha dato la sua versione di quanto accaduto la sera del 18 luglio a Belmonte Piceno, davanti alla villetta di via dei Sibillini, dove Finucci viveva assieme alla figlia.

«È molto dispiaciuto – racconta Antonella Natale, legale dell'uomo –, perché Marini era un suo carissimo amico. Non avrebbe voluto che accadesse. È stata una questione di attimi. Si erano lasciati dieci minuti prima. Era convinto di rivederlo il giorno dopo a lavoro. Mai si sarebbe aspettato di ritrovarselo sotto casa con quella aggressività».

Secondo la ricostruzione fornita da Finucci, che è accusato di omicidio volontario e porto d’arma o di oggetti atti a offendere, è qui che avrebbe fatto la sua comparsa il coltello. «Che portava sempre con lui, per tagliare il pane, quando mangiava fuori. Mai usato per aggredire qualcuno», spiega l’avvocata. Un coltello a serramanico di dieci centimetri che Finucci avrebbe usato per spaventare Marini, senza successo.

Ha raccontato di essere stato colpito, Finucci, e di essere salito su un muretto per evitare di essere investito dall’auto guidata dall’amico. Poi, le tre coltellate. Tutte, come rivelato dall’autopsia, nella zona del torace. «È ancora sotto choc. Non riesce a capacitarsi di come due vite si siano rovinate per una litigata che non voleva avesse quell’esito. Quando gli hanno detto che Marini era morto non ci poteva credere. Si è reso conto di quello che aveva fatto solo quando ha visto il corpo a terra», prosegue Natale.

La sostituta procuratrice Perlini ha chiesto una nuova perizia sul Dna dei due, che sarà effettuata il 17 agosto. Per ora, Finucci resterà in carcere, dove può ricevere le visite dei familiari. La difesa non chiederà gli arresti domiciliari. «Al momento – spiega la legale – le prove dicono che si tratta di omicidio. La pena è di 21 anni. Possiamo chiedere le attenuanti, ma bisogna essere seri e cauti e indirizzare le indagini per darci modo di alleggerire la sua posizione».

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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