di Raffaele Vitali
FERMO – Quando non si allena al centro federale di Fermo, che è la sua casa, Carlo Macchini, ginnasta impegnato alle Olimpiadi di Parigi, ha un altro porto sicuro, il centro medico sportivo Works. Lì, ad accoglierlo, c’è Marco Minnucci, il massofisioterapista titolare del centro, uno che con i campioni di diverse discipline lavora ogni ora.
Post gara, piccoli ritocchi, una chiacchierata. Come tutti, il sindaco di Fermo ha fatto allestire un maxischermo in piazza, oggi dalle 1730 sarà davanti alla televisione per tifare il campione, che ha liberato la mente dalle sfortunate qualificazioni ed è impegnato con l’altro fermano Macchiati, nella finale a squadre.
Minnucci, la caduta di Macchini in qualifica ha una motivazione: ma anche ai campioni vengono i crampi?
“Sicuramente anche ai campioni. Ma è stato un fatto di tensione emotiva, piuttosto che mancanza di qualche nutriente”.
Ci si può allenare al massimo, ma alla fine siamo tutti uomini?
“Macchini non aveva mai avuto un problema come questo nella sua carriera. L’imponderabile del momento”.
Chi è Carlo Macchini per Marco Minnucci?
“Un ragazzo eccezionale, il fratello, il figlio che tutti vorrebbero. Per me l’amico. È un grandissimo atleta con una disciplina assoluta, una persona con un entusiasmo travolgente ed è un positivo, sempre”.
Il sorriso lo aiuterà a risalire?
“Quello che è successo ieri lo vedrà come una esperienza. La vittoria è partecipare all’Olimpiade, a 28 anni. Quello che è successo è una esperienza che arricchisce il bagaglio di un atleta che vive di vittorie, sconfitte, delusioni, soddisfazioni, vicende che legano la persona e lo sport. Una esperienza”.
Si riesce a superare in poche ore quello che lui ha vissuto?
“Il campione ci riesce. Per l’atleta il lavoro è andare subito avanti. Carlo saprà raccogliere tutto quello che ha per ripartire, arricchito dall’esperienza”.
Lei parla di atleta e non di sportivo, c’è una ragione?
“Chi fa ginnastica non è un giocatore, è un atleta. Chi fa ginnastica è diverso da un cestista. La disciplina e l’approccio mentale sono fondamentali. E anche l’emotività, perché sei tu e basta. Poi lui ha un allenatore top come Marco Fortuna che lo supporta, ma resta solo. Mentre il cestista ha undici compagni che condividono sconfitte e vittorie”.
A Parigi è entrato al campo di gara tra gli applausi e neppure la caduta ha cambiato il pubblico, Macchini era il beniamino. Come se lo spiega?
“Ha una empatia incredibile. E questo perché non ha cattivi pensieri e non parla male di nessuno. Ed è così come lo vedi, il suo entusiasmo è vero, il sorriso è sincero, è un positivo che fa del bene. Per questo sono moto ottimista”.
Lei lo vedi spesso, è uno stimolo per chi vive Works?
“Più che altro è un esempio di professionalità e abnegazione. Oltre che di talento. Un ragazzo che è arrivato lavorando al traguardo, perché questo è l’Olimpiade per chi non fa sport con la palla. Per gli atleti di sport individuali, e povero da un punto di vista economico come la ginnastica, i 5 cerchi sono l’obiettivo”.
Quindi non teme che l’errore dell’altro giorno lo limiti?
“Impossibile solo pensarlo. Non ha fatto errori tecnici, un problema fisico ha sporcato la prestazione. Darà tutto, la vita gli offre subito una seconda chance”.
Nella sua Fermo un maxi schermo.
“Un bel gesto del sindaco, è un grande evento per tutti. Io lo seguirò dallo studio, qui faremo tutti il tifo”.
Senta Minnucci, ma come si festeggia con Macchini quando torna dalle gare?
“Di solito si mangia, è l’unico momento in cui si lascia andare. La sua è una ‘vitaccia’ piena di passione e gioia. Non può aumentare in nulla, è tutto iper controllato. Ma che ci crediate o no, lui affronta anche queto con il sorriso”.