Raffaele Vitali
Ho letto con piacere una breve mail, poche righe, di un lettore sulla vicenda ‘assessore’ e soprattutto sulla questione ‘ripescaggio Mauro Lucentini’. La riflessione è semplice: “Non crede che le tante migliaia di persone che hanno rivolto la loro preferenza altrove (sempre centrodestra) ‘un motivo ce lo dovevano avere’? Non è di certo stato un virus”.
Ha centrato il punto. Ed è anche quello su cui bisogna soffermarsi oggi, nella definizione di ruoli che esulano dalle competenze delle forze politiche locali. La scelta di un assessore, oltre a essere prerogativa del presidente Acquaroli, è frutto di indicazioni da parte del partito a livello regionale.
Lucentini, che i ‘suoi’ vedono già a Roma al servizio del Carroccio, ha perso le elezioni. È un dato. E con lui la Lega, che tra l’altro aveva già trovato una quadra sulla riorganizzazione regionale, fornendo due nomi al presidente prima delle Politiche.
Questo l’errore, ma era anche vero che Acquaroli voleva rimettere subito in moto la macchina, e invece deve attendere, e che nessuno nel centrodestra, fino a pochi giorni dal voto, immaginava di perdere il seggio proporzionale al Senato.
Ora, per evitare di cadere nel tunnel del personalismo, visto che chiunque arriverà porterà competenze, la richiesta deve essere prettamente territoriale. Il centrodestra è ormai il riferimento politico del Fermano, dal presidente della Provincia alle amministrazioni comunali, anche se alcune civiche, dai tre consiglieri regionali su quattro ai vertici delle società pubbliche regionali.
Giusto quindi rivendicare un posto in Giunta, fosse anche per i voti portati alla causa. Un assessore è dovuto, nonostante la vicinanza di Acquaroli che sottolinea FdI a questo pezzo di Marche. Spetta alla Lega sceglierlo o sceglierla, oneri e onori, mai come oggi pesanti anche a livello di deleghe. Starà poi a forze sociali e politiche usarlo al meglio, sempre che si abbiano idee condivise da presentare.
*direttore www.laprovinciadifermo.com