di Raffaele Vitali
FERMO – “Fermo la sua sanità la difende. Anche quando ci sono le polemiche, la volontà è quella di far crescere e tutelare il sistema sanitario”. Carlo Sprovieri è uno dei primari più apprezzati del Murri di Fermo. ma è anche uno di quelli che ha le liste di attesa più lunghe. E ne è consapevole, pur facendo numeri che altre Ast possono solo invidiare.
“Siamo in ritardo, il Covid ha segnato il nostro settore. Questo crea pressione perché sappiamo che siamo solo noi e un’altra struttura in una provincia di 170mila abitanti, per lo più anziani, ad occuparci di cataratte”. Ma Sprovieri no è uno che parla senza agire. E così, di intesa con il direttore generale Roberto grinta ha trovato una soluzione
“Da 16 aprile – spiega il dg dell’Ast di Fermo – parte un’operazione importante per la parte ambulatoriale. La dottoressa Fortuna dedicherà 40 ore alla settimana al territorio. Considerando che una visita dura una media di 30 minuti, capite l’impatto”.
C’è grande esigenza di abbattere liste di attesa su alcune attività ambulatoriali. “Il Governo spinge sul ritardo accumulato. Purtroppo negli ultimi anni si è creato un buco a livello di oculisti del territorio, c’è stato un passaggio generazionale. Con i pensionamenti si è aperta una voragine, tutti si sono rivolti all’ospedale, che deve seguire i casi più complessi. Ma ora un’oculista del mio organico, per sua scelta e con piacere, si sposta sul territorio. In tre mesi dovremmo colmare i ritardi accumulati visitando tra Montegranaro, Montegiorgio, Porto Sant’Elpidio e Fermo” ribadisce il primario.
Sprovieri è arrivato nel 2016 e per ora non ha intenzione di andarsene. “Qui i problemi si risolvono o almeno ci si prova. E questo l’ho sperimentato con differenti direttori generali. Poi, chiaramente, è tutto perfettibile” prosegue il dottore che in questi anni ha trovato anche il tempo per partecipare ai road show territoriali “in cui si fa informazione”.
La linea è quella “del rinunciare ognuno a qualcosa di sé per dare di più alla gente, anche a livello di conoscenza”. È uno di quelli che lotta per la “sanità universalistica, che caratterizza solo l’Italia. E lo dico dopo aver girato per il mondo e aver testato sistemi differenti. Noi curiamo tutti e ci proviamo al meglio”.
L’oculistica però non è solo visite, c’è sempre più chirurgia. “In questi anni abbiamo lavorato per raggiungere servizi di alta complessità. Penso alla chirurgia vitro retinica, che a livello clinico presentano patologie ad alto impatto sociale che necessitano di farmaci molto costosi che la direzione mi ha garantito mentre in Italia si tagliava. Una patologia che incide fortemente sull’anziano, dalle maculopatie al glaucoma che oggi viene contrasta con stent avanzatissimi con alti costi. Una delle sfide del futuro sarà, quella di riuscire a usare tecnologia, razionalizzando i costi”.
Una prima riflessione per far capire che la predominante attività ambulatoriale di base è stata spostata verso patologie importanti. “Negli ospedali bisogna curare i gravi. È giusto parlare delle liste di attesa, ma bisogna anche selezionare le risorse per le patologie più importanti. La prevenzione deve essere fatta sul territorio”.
Sono nati durante la sua direzione degli ambulatori dedicati alle patologie: “Abbiamo avuto i complimenti dal direttore del San Raffaele perché fra i primi in Italia abbiamo creato un collegamento attivo con la diabetologia per una refertazione in tempo reale. Condividiamo un’apparecchiatura che ci permette di ricevere le immagini del fondo dell’occhio dalla diabetologia e refertarle.
Oggi il Murri vanta numeri da centro di eccellenza sulla chirurgia vitro retinica, distacco di retina e patologie connesse, solo in questo campo una media di 270 interventi di chirurgia maggiore. “E poi ci occupiamo di trapianti corneali, siamo legati alla banca degli occhi regionale e siamo convenzionati con Mestre. Ci occupiamo anche di trapianti lamellari”.
Dal punto di vista chirurgico e diagnostico non ci manca nulla per stare al passo coni tempi. “Tutto si rinnova, ma non siamo indietro a nessuno. A livello umano, l’equipe è stata ricostruita dopo numerosi pensionamenti. Molti medici, visto che ci sono graduatorie regionali, restano e poi cambiano zona. Rincorriamo la dotazione organica che è buona o proporzionata. La direzione ci supporta, ma non è facile reperire i medici e soprattutto farli rimanere. Fermo attrae per la sanità, ma ci si sposta per altri criteri”.
La cataratta resta l’attività principale, occupa il 60% delle prestazioni. “Fra iniezioni e interventi siamo sui 2mila interventi l’anno. Li eseguiamo in regime ambulatoriale, senza usare il blocco operatorio avendo una sala dedicata. Siamo all’avanguardia, perché operiamo persone anziane con patologie complesse, eppure graviamo il meno possibile sull’organizzazione del blocco” ribadisce fiero mandano un ‘grazie’ al suo team. Che garantisce 1200 cristallini, 600 punture intravitreali, 240 interventi di chirurgia vitro retinica e tra glaucomi e trapianti altri 150. Tutto questo andrà ad arricchire il nuovo ospedale, su cui Sprovieri ha le idee chiare: “Spero che possa dare ancora più chance alla sanità di Fermo. Sarà molto avanzato, questo ci permetterà ancora più organizzazione ed essendo così baricentrico non potrà non avere un’attrattività maggiore rispetto al Murri. Cresceremo tutti”.