FERMO – Cosa accadrà tra qualche giorno. Le prime indiscrezioni sul nuovo Dpc non cambiano di tanto l’esistente.
Conferma delle misure restrittive in vigore, compreso il sistema della divisione a colori dell'Italia contestato da alcuni governatori, ristori per le attività costrette a chiudere e inasprimento ulteriore dei criteri che determinano il passaggio nelle zone con maggiori restrizioni, con almeno mezza Italia che rischia già nel fine settimana di aggiungersi a Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto, da oggi arancioni.
Nella riunione con Regioni, province e comuni, il governo ribadisce che l'unica strada possibile con la curva dei contagi in risalita è la linea del rigore: «Le misure sono ancora necessarie ad evitare un aumento incontrollato dei contagi» ripete il ministro della Salute Roberto Speranza difendendo le scelte fatte con il decreto di Natale, "senza le quali avremmo altri numeri. Nessuno sottovaluti la serietà della situazione”.
Di certo non la sottovaluta Francesco Acquaroli, presidente delle Marche, che vuole però mettere alcuni paletti. “Le misure devono essere comprensibili ai cittadini perché il rischio è che poi i cittadini non ci seguano più. Ci sono questioni da affrontare: ho chiesto misure più tempestive e una maggiore certezza sui 21 parametri del calcolo dell'indice dell'Rt soprattutto se si andrà verso il restringimento della soglia, per cui con Rt a 1 si diventa "arancione" ed Rt a 1,25 si diventa zona rossa. Ho posto di nuovo il tema dell'urgenza dei ristori economici per le tante attività che rischiano non solo la riapertura nel breve termine ma anche la sopravvivenza”.
Ha chiesto anche speranza: “Serve una soluzione che lasci intravedere uno spiraglio perché altrimenti il rischio reale enorme è quello che ci sia una frattura tra quello che noi cerchiamo di raccomandare con tutte le ordinanze, i Dpcm del governo ai cittadini e quello che i cittadini recepiscono”.
Lo stesso Acquaroli si trova di fronte ad un dilemma di questo tipo con la scuola, dato che ha emanato un'ordinanza che stabilisce la Dad al 100% per le scuole superiori fino al 31 gennaio. Una misura contestata da famiglie e studenti, tanto che per domani è previsto un nuovo presidio davanti alla Regione di Priorità alla Scuola. Per il governatore marchigiano si tratta “di una misura di prudenza, finché non c'è chiarezza rispetto alla ripresa dell'ondata o meno va tenuta in forte considerazione come il primo strumento di precauzione. Perché il distanziamento è difficile nei percorsi fino alla scuola e viceversa”.
Tornando al Dpcm conte lo ha ribadito: “Dopo Gran Bretagna, Irlanda e Germania l'impennata dei contagi sta arrivando anche da noi. Non sarà facile, dobbiamo fare ancora dei sacrifici”. Ci saranno comunque ulteriori passaggi prima dell'arrivo del nuovo Dpcm.
Una delle misure su cui si sta ancora lavorando è l'intervento sugli indici di rischio per 'facilitarè l'ingresso in zona arancione delle regioni a rischio alto. L'idea del governo era quella di intervenire sull'incidenza: con 250 casi ogni 100mila abitanti si entrava direttamente in zona rossa. Proposta bocciata dalle Regioni poiché, lo ha detto ieri il presidente della Conferenza Stefano Bonaccini e l'ha ribadito oggi Luca Zaia, penalizzerebbe chi fa più tamponi.
L'ipotesi ora sul tavolo è di abbassare la soglia critica del tasso di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto in area medica, fissata ora al 30% e al 40%. Sotto quella soglia si entrerebbe in automatico in zona arancione o rossa. E in base all'ultimo monitoraggio, 13 sono le regioni e le province autonome a rischio: 7 (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Veneto, Bolzano e Trento) per tutte e due le voci, 6 (Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria, Puglia e Valle d'Aosta) per una sola.
Potrebbero riaprire, invece, i musei, ma solo nelle regioni gialle. Nel Dpcm entrerà poi la conferma del coprifuoco dalle 22 alle 5, la regola che consente a massimo due persone di andare a trovare a casa parenti e amici una sola volta al giorno, e una nuova zona bianca alla quale si accederebbe con un Rt sotto 0,50 o con un'incidenza di casi di 50 ogni 100mila abitanti.
Nessuno spiraglio sembra esserci, infine, per la riapertura degli impianti sciistici e per piscine e palestre, anche se su questi temi nelle prossime ore ci sarà una riunione del Cts.