ANCONA – Quanto pesano politicamente le Marche lo dimostra l’ennesima mossa del Governo. Nel nominare due nuovi ministri, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dimentica ancora una volta le Marche. Insieme a Umbria Toscana sono una delle storiche regioni rosse senza ministri. Difficile immaginare che la piccola regione senza infrastrutture diventi una priorità per il Governo affidandosi solo a una sottosegretaria come Alessia Morani (foto).
C’era speranza visto l’allargamento dell’esecutivo, ma ha vinto ancora una volta il sud, quasi che aumentando le poltrone a Roma per magia debba crescere anche il potenziale dell’area più svantaggiata del Paese. Se prima dell'addio di Lorenzo Fioramonti c'era già una leggera predominanza di ministri originari del sud, la separazione del ministero dell'Istruzione in due dicasteri (per la Scuola da una parte e per l'Università e la ricerca dall'altra) con la nomina di Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi finisce per acuirla. Oltre al premier pugliese, sono nati nel sud 12 ministri su 22. I campani sono 5: Luigi Di Maio, Sergio Costa, Enzo Amendola e Vincenzo Spadafora e, ora, Manfredi, originario di Ottaviano, nel napoletano. I siciliani sono 4: Alfonso Bonafede, Giuseppe Provenzano, Nunzia Catalfo e ora la siracusana Azzolina. I pugliesi 2: Francesco Boccia e Teresa Bellanova. I lucani 2: Roberto Speranza e Luciana Lamorgese. I ministri del nord sono 8: i due lombardi Loreno Guerini e Elena Bonetti, Enrico Franceschini e Paola De Micheli dall'Emilia Romagna, Paola Pisano e Fabiana Dadone dal Piemonte, Federico D'Incà dal Veneto, Stefano Patuanelli da Trieste. Resta un solo ministro romano: Roberto Gualtieri. Oltre al trio del centro Italia, senza ministri anche Liguria, Abruzzo, Calabria e Sardegna.