di Raffaele Vitali
FERMO – La guerra in Ucraina non è un problema solo per i calzaturieri e per le Marche. se ne sta rendendo conto il sistema moda italiano. Questo è emerso durante il Luxury Summit promosso dal Sole 24 Ore. “La guerra ha frenato lo slancio post Covid” ammette il presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin.
E dire che la moda “era uscita bene dalla pandemia. Sicuramente qualche ombra sul futuro c'è. Bisogna cercare di capire quale sarà l'evoluzione del conflitto. E questo – prosegue Marcolini – nonostante la Russia non rappresenti un paese centrale in termini di esportazioni, perché incide il 2% sul totale. Ma bisogna considerare che all'interno del nostro comparto della moda, c'è anche il calzaturiero. Sappiamo che in alcuni distretti, come quello marchigiano, ci sono molte piccole aziende che concentrano le proprie vendite in Russia. Altri comparti hanno una dipendenza dalla Russia importante per certe materie prime”.
Ecco che il ‘caso Russia’ che a livello mediatico nazionale sembra essere solo una questione marchigiana si allarga. “C’è un problema costo dell’energia, un tema centrale che avevamo già anticipato prima del conflitto, ma oggi la situazione si è aggravata”. Al suo fianco il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa: "Il 2022 era proiettato su numeri superiori al 2019, chiaro che il conflitto ha cambiato gli equilibri”.
Matteo Lunelli, presidente di Altagamma, intervenendo sempre durante il forum del Sole, vuole essere più ottimista: “Per il mercato del lusso e della moda «continuiamo ad aspettarci un trend di lungo periodo molto positivo, sebbene ci sia molta incertezza. Alcuni settori, come la nautica e il design, avevano raggiunto i livelli pre-Covid, mentre altri come la moda si stavano riprendendo. Sicuramente il mercato dei beni di lusso affronta periodi di inflazione soffrendo meno di altri, ma è indubbio che ci sono problematiche come l'approvvigionamento delle materie prime che rischiano di bloccare il ciclo produttivo. Inoltre, il nuovo lockdown in Cina, qualche punto interrogativo lo pone”.
Che la guerra pesi eccome lo ribadisce in chiusura il presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini: “Non è solo una guerra territoriale, ma uno scontro fra civiltà. Andrà a cambiare la supply chain in molti settori come l'energia, che nel nostro settore è fondamentale, può valere il 10% del costo, se il costo sale di 4 volte non c’è più margine. Siamo pronti a subire il tema della scarsità delle risorse anche su altri materiali, come la reperibilità dei materiali chimici. È un mondo che sta cambiando, alla fine di questo periodo avremo subito una trasformazione, dovremo adattarci a una nuova situazione”.
@raffaelevitali