di Raffaele Vitali
MILANO / PORTO SANT’ELPIDIO – “Le Marche non devono essere più una regione da scoprire ma un territorio “scoperto”, ovvero sempre più aperto al mondo e dove l’innovazione 4.0 si coniuga con la manifattura tradizionale e con il territorio”. Le parole di Fabrizio Schiavoni, segretario generale della Camera di Commercio delle Marche, sono perfette per spiegare il motivo per cui allo Smau, la fiera dedica all’innovazione in corso a Milano, l’azienda Loriblu sia stata scelta come modello. Un premio a chi ha saputo abbinare manifattura e tecnologia.
Claudia Cuccù è uno dei volti della seconda generazione dell’azienda che ha da sempre in Annarita Pilotti il suo volo. Come ci si sente in mezzo al mondo del 4.0?
“Potersi muovere tra realtà così dinamiche è fondamentale. A volte ci dimentichiamo che c’è un mondo fuori dalla fabbrica e dalla frenesia della moda. È importante scoprire un mondo che si può incrociare con la manifattura”.
Come mai siete stati premiati?
“A livello di tecnologie in azienda siamo ben dotati. Siamo una impresa strutturata in cui l’innovazione è già protagonista. Conciliamo manifattura e artigianalità della scarpa con i macchinari e le tecnologie che hanno più facce”.
“Cosa intende per ‘innovazione a più facce’?
“Parliamo di innovazione di processi e capitale umano. In questi ultimi anni, la seconda generazione, che è già protagonista dentro Loriblu, con il placet dei ‘boss’, sta investendo molto nel cambiamento produttivo. L’anno prossimo si raccoglieranno i frutti”.
Un esempio?
“Quest’anno, durante la pandemia il 3d e il rendering delle calzature è stato un must. Nel mondo delle calzature non è una cosa scontata, mentre lo è per altri campi. Nella fascia medio alta della calzatura, la manualità è dominante. Affidare a una macchina le fasi di realizzazione e prototipia, legate alla nostra ricerca e sviluppo, è stato un passo importante. E non ci fermiamo. Perché porteremo la tecnologia nel canale commerciale. Dalla prototipazione alla selezione a distanza, il nostro cliente riuscirà ad avere risposte nel giro di 24 ore tra ordine e avvio della produzione, che può essere personalizzata. Fare una sneaker o un fondo gomma innovativo è semplice, cambiare tutto il processo è la grande sfida”.
Innovazione di processo. Sembrerebbe qualcosa di lontano dal mondo calzaturiero e invece…
“Dietro c’è anche una analisi economica. Noi siamo arrivati a spendere fino a un milione di euro per i prototipi, in questo modo abbatteremo anche i costi, non bisogna più mettere 70 modelli fisici sul tavolo del cliente. Per quanto riguarda invece il b2c, puntiamo sul prodotto su misura. Lo facciamo per il campo sposa, ora con i programmi digitali allarghiamo l’offerta. Chiaro che unire la produzione innovativa alla rete commerciale, che è legata al retail fisico, settore che non va dimenticato dopo la pandemia perché vale una importante fetta di fatturato, è una grande sfida”.
Dalla prototipazione in 3D, tra software e stampanti, alla digitalizzazione del processo. E il capitale umano?
“È l’altro grande investimento. No si parla solo di macchinari quando si innova. Formare i nostri dipendenti è fondamentale. Senza mai dimenticare il reale, il presente. Per la prima volta il commerciale è riuscito a partire dopo due anni. Sono tutti fuori dai confini nazionali i nostri agenti. Molti clienti sono ancora bloccati. E sicuramente sarà cambiato il modo di acquistare, ci sarà un adattamento alel nuove realtà ed esigenze. Il Covid ha solo velocizzato quello che i grandi gruppi avevano già capito. Se io acquisto macchinari, il 3D per forme, modelli e rendering, poi devo avere la rete commerciale adeguata, devo creare una nuova connessione tra buyer e azienda. Anche nei negozi”.
Ma i negozi hanno ancora senso?
“Noi siamo aperti 362 giorni all’anno. Con il Covid, nel 2020 sono rimasti aperti 121 giorni. E manca il turismo alto spendente internazionale, che è fondamentale. i costi sono enormi per i cinque che abbiamo in gestione diretta, poi ci sono i monomarca in partnership. Noi li sosteniamo e proteggiamo, ma anche qui dovremo fare cambiamenti, migliorie”.
Come risponde il mercato alla nuova linea LRBL presentata anche al Micam?
“Il centro degli affari per noi è stato lo showroom. La linea sta dando ottime soddisfazioni. Una innovazione di prodotto vincente, che ha funzionato e che continueremo a produrre e affinare. La sfida è coniugare la novità con il Dna del marchio e farle viaggiare su un unico aereo. Le vendite stanno funzionando, i consumi stanno riprendendo. Speriamo solo che il mondo non si fermi nuovamente”.
Grazia Cuccù e Annarita Pilotti sono i due ‘boss, ma come si è organizzata la seconda generazione made in anni ’90?
“Siamo in quattro: Sara, la più grande, è addetta al commerciale. Io mi occupo della parte ammnistrativa e controllo aziendale, Riccardo è in produzione e ora è arrivata anche Michela, la più piccola coni suoi 22 anni da neolaureata che segue l’e-commerce. Come vedete, una seconda generazione che è in azienda, non che sta entrando”.