di Raffaele Vitali
MONTE VIDON CORRADO – La mostra di ‘Natale’ del centro studi Licini è dedicata a Magdalo Mussio. “Da tempo ci occupiamo del segno nell’arte del 900. Lo abbiamo scelto come filone visto che Licini del segno è stato uno dei grandi”. Prima Vedova, poi Trotti e ora Mussio. “Un artista che da tempo era un nostro obiettivo, si è aperto un contatto con la famiglia, la campagna Emma e le figlie, in particolare Carlotta“ raccontano Stefano Bracalente e Daniela Simoni, i due curatori. “Il ruolo degli eredi è stato davvero fondamentale”. Aspetto mai scontato, anzi.
Mussio è un artista non facile da definire, non a caso il titolo della mostra è ‘Senza Margine’. “Ha avuto un grande impatto sul territorio, prima come docente per 20 anni dell’Accademia delle Belle Arti di Macerata con la cattedra di grafica, e poi come formatore di artisti che in lui hanno trovato un affascinante ispiratore”.
Era un uomo estremamente introspettivo, in questo simile a Licini. “Siamo quindi partiti dal segno, ma è il modo in cui arte e vita si sono legate che abbiamo ritrovato l’artista nato a Monte Vidon Corrado” prosegue Daniela Simoni.
Un artista raffinato e colto. “Ne sono state fatte di mostre su Mussio, ma noi volevamo qualcosa di diverso. La prima domanda che ci poniamo è: c’è un motivo per esporlo in questa location? Essendo questo un luogo connotato dall’esperienza artistica ed esistenziale di Licini abbiamo cercato di dare un punto di vista intimo e interiore alla mostra e al lavoro di ricerca fatto sull’artista in occasione della mostra. E ci siamo riusciti grazie alla disponibilità delle eredi” prosegue la direttrice del centro studi.
Le opere esposte con le cornici chiare non sono mai uscite dai raccoglitori della famiglia, per cui l’occasione è davvero unica. “Opere che creano qualcosa di indeterminato. Noi cerchiamo di definire l’indefinibilità di Mussio, un artista che si è mosso in tanti ambiti espressivi e che ha sempre lavorato sull’indeterminatezza”. Sono nate opere fisiche, “alcune sembrano staccarsi dalla cornice, usa veline in rilievo che danno il senso della precarietà che Mussio non ha mai celato.
Come Licini tratta il tema dell’enigma con le figure visionarie che appaiono nel paesaggio, creature fantastiche uniche e identitarie, così ha fatto Mussio. Ha realizzato qualcosa che non assomiglia a niente altro, perché è tutto personale e che puoi cogliere solo mettendoti in dialogo con le opere” prosegue la direttrice del centro studi.
Non è un guardare rassicurante, “ma le 56 opere in mostra aiuteranno a capirlo”. Il titolo arriva dal nome di una rivista, il numero unico che Mussio ha curato a fine anni ’60 e che raccontava le neoavanguardie. Una rivista che accompagnava il pensiero che vuole unire arte e vita”. La grafica della rivista torna nel quadernino che accompagna la mostra che persegue l’obiettivo di spiegare il segno nella sua dimensione originaria e primordiale.
I grandi quadri sono perfettamente posizionati all’interno del centro studi e nella cantina della casa di Licini, abile come sempre l’ex sindaco Forti nel ruolo di allestitore. “Mussio non era un pittore, si sentiva grafico, scrittore e filosofo. ‘Di certo non mi sentivo pittore’ ribadiva” spiega Bracalente. Ha vissuto la neo avanguardia degli anni 60, è stato un direttore della rivista che accompagnava Eco e Sanguinetti. Ma non si è mai sentito pittore visivo, perché lui è nato consultando i canovacci del 500 nella sua Firenze.
È cresciuto tra gli abbozzi, tra le opere non finite. E così molte sue opere. “Lui andava oltre il senso della parola, amava analizzare il linguaggio, perché dare il nome a una cosa significava ucciderla. Lui quindi ha cercato di recuperare la forma, il suono prima della parola, anticipando alcune correnti degli anni ’60” aggiunge il curatore.
Per Monte Vidon Corrado una nuova vetrina: “Una mostra che arricchisce la formazione culturale di questo paese. Un grazie alla famiglia Mussio per aver scelto la casa museo e il centro studi per la mostra. Un grande plauso a chi lo dirige e a chi collabora. Questa è una delle tante mostre che ci permette di arrivare al livello nazionale” commenta soddisfatto il sindaco Elio Vincenzi affiancato dall’assessora Romina Vita.
Quello che sarà chiaro ammirandole pere è che “la sua è una narrazione che esplode senza margine. Mussio non va decifrato, il suo obiettivo è di favorire lo scavo dentro sé stessi, un tornare al sé. Non è un caso che le opere non abbiano una data, il suo è un flusso”.
Per chi ama l’arte, per chi nel segno vede più di un semplice tratto, Mussio è da non perdere, come i dipinti di Licini che sono il plus per chi visiterà al mostra perdendosi tra le stanze che hanno aiutato il maestro delle Amalassunte a creare il suo mondo fantastico.
La mostra è visitabile fino al 16 febbraio e il sabato e la domenica pomeriggio