FERMO - L'accordo sperimentale dell'Azienda Sanitaria di Fermo per la fascia montana, può determinare disfunzioni organizzative, aumentare i carichi di lavoro per il personale e determinare rischi per la tutela della salute dei cittadini. Per queste ragioni c'è il no del Sindacato medici italiani (Smi). "Ribadiamo fermamente la nostra non adesione all'accordo, confermando le perplessità già verbalmente espresse durante l'ultimo incontro del Comitato AST di Fermo della Medicina Generale" spiegano Alessandra Moraca, Segretario Regionale Smi Marche e Fabiola Fini Rappresentante Smi Mmg Ast di Fermo e vice Segretario Nazionale Smi che rendono pubblica la lettera inviata al Direttore Ast di Fermo, Roberto Grinta e al Direttore Ufficio Convenzione Ast Fermo, Paolo Bottazzi. Con la sperimentazione "si va a modificare il Punto di Primo intervento Territoriale di Amandola in Programma delle attività territoriali h 24 gestito dalla medicina generale o per meglio dire dalla continuità assistenziale (ex guardia Medica), tutto questo porterebbe a un problema per l'adeguata copertura dell'assistenza domiciliare dei pazienti, poiché il medico di Continuità Assistenziale (CA) sarà impiegato nella gestione del PAT di Amandola", scrivono nella missiva. Questa riorganizzazione, prevista dall'accordo, "determinerà inevitabilmente un carico di lavoro più elevato per i colleghi del 118, già in carenza di personale con grandi difficoltà a ricoprire i turni, che verranno attivati con maggiore frequenza". Dall'accordo, inoltre, "non si evince quante e quali saranno le risorse disponibili ad effettuare la turnazione proposta nel neo designato PAT di Amandola". Per tutte queste ragioni "non concordiamo con la sottoscrizione e chiediamo chiarimenti in merito", concludono.