FERMO – Quanto successo sul Misa potrebbe non essere un caso isolato. A dirlo è il Consorzio di Bonifica. “Tutti i 13 fiumi principali delle Marche sono potenzialmente a rischio e non solo per i lavori di manutenzione non eseguiti o fatti male, ma anche per la cementificazione e la crisi climatica” ha dichiarato all’Ansa il presidente Claudio Netti che lamenta come il dissesto idrogeologico sia una costante che si trascina da anni nelle Marche.
IL Consorzio ha preparato da tempo due studi: il primo mappa tutte le criticità dei principali corsi d'acqua delle Marche attraverso 2500 tavole; il secondo è stato invece realizzato sulla base delle direttive dell'Ispra «con il metodo Idraim», acronimo che sta per 'Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio’, che cerca di ricostruire quello che il fiume era, è e sarà.
Misa e Nevola erano al top per criticità. Ma subito dietro ci sono l’Aso, che scorre tra Fermano e Piceno, il Tesino, il Tronto e il Tenna, soprattutto nel tratto maceratese. Per il Misa si parla di criticità da inizio anni ’80. “E – prosegue Netti – è dal 1982 che si parla della famosa cassa di laminazione o di espansione. E i lavori sono stati appaltati solo nei primi mesi di quest'anno”.
Il punto però è che il problema non è solo la manutenzione stando al Consorzio: “C'è la crisi climatica, perché se cadono 400 ml d'acqua sul territorio in due ore non c'è previsione che tenga. E poi la cementificazione e il consumo di suolo con abitazioni costruite troppo a ridosso dei corsi d'acqua e l'edificazione massiccia nella zona costiera”.
Per rimediare serve un miliardo di euro. “E comunque il rischio zero non esiste”. Per questo, oltre a fare i lavori per la mitigazione del rischio e al monitoraggio, conclude, “bisogna che ci sia una seria opera di sensibilizzazione e informazione dei cittadini e bisogna fare esercitazioni di protezione civile”.
r.vit.