L'attore protagonista su Rai 2 tra momenti personali e messaggi d'amore.
di Raffaele Vitali
PORTO SANT’ELPIDIO - “Sorridere, sempre”. Si apre con le parole di Giovanni Paolo I e quel suo essere rivoluzionario nella normalità la puntata del programma ‘Sulla via di Damasco’ che ha Neri Marcorè come protagonista su Rai 2. Una trasmissione diversa, che fa uscire il lato profondo dell’attore partito dalla piccola Porto Sant’Elpidio: “Emozionante la somiglianza che ho con mio padre, che non c’è più dal 2005. Certo – ammette l’attore guardando il pontefice che ha rappresentato in tv - sono più alto di Luciani, ma mi hanno scelto perché erano convinti che potessi ‘restituire il candore’ del Papa”.
Parole toccanti: “Ogni attore porta la propria sensibilità. Il candore non ti rende santo, ma il proprio vissuto caratterizza il lavoro. Nella mia vita c’è una preparazione cattolica, come tanti bambini. Andavo poco all’oratorio, ma il catechismo non è mancato”. Tornando a Papa Luciani, impossibile non parlare del concetto di ‘Dio è madre’ che fece storia: “La posizione della donna nella Chiesa va rivista. Ma il mio percorso è breve. Dio è padre, ma il suo amore materno è l’unico che può sostenerti e consolarti” ripeteva il pontefice. “I teologi – aggiunge Marcorè - ci hanno messo tempo per ‘digerire’ la frase, ritrovando poi nella Bibbia un passaggio meno praticato”.
Il rapporto con la fede di Neri è il tema che fa apparire nello schermo l’amico don Vinicio Albanesi, il monsignore degli ultimi. “Don Vinicio opera dove è nato mio padre. Un’amicizia che ritrovo senza ricordare quando è nata. Guida della Comunità di Capodarco per me lui è forma e sostanza”. Don Vinicio incassa e rilancia, facendo emozionare l’attore elpidiense: “Un voto a Marcorè? Gli do un 10. Un uomo saggio e generoso, sincero e grande artista. Grande uomo e grande amico mio e di tutta la comunità. Attore riservato, attento e disponibile, un grande esempio”.
Tra i due la sintonia è reale: “Ciao Neri”, “Ciao don”. “Lo seguo – prosegue don Vinicio - perché è vicino alla sua terra, dal teatro delle Api a Porto Sant’Elpidio a RisorgiMarche, un generoso e un intelligente. Sa coinvolgere, ma quello che arriva di più è una riservatezza difficile da trovare. Mi ha sempre detto: quando hai bisogno chiama”.
Lontani, ma uniti anche nell’affrontare il Coronavirus? “Credo che sia stato un segnale. Ci ritenevamo onnipotenti, che potevamo fare tutto, andare dove volevamo, divertirci, fare tavolate. Poi improvvisamente qualcuno ci dice: occhio, fermatevi, è un messaggio doloroso ma utile. Non è Dio, è la natura che – ribadisce il don – ci dice che c’è un margine oltre il quale non si può andare”.
Nella vita di Marcorè, però, non c’è stato solo Papa Luciani, anche un aspirante prete che gli ha permesso di avvicinarsi a un’altra categoria fragile, quella degli autistici, grazie alla serie ‘Sei mai stato sulla luna’. “Fa sempre effetto rivedersi nel passato. Pino era un personaggio tenero, con sindromi autistiche. Ho conosciuto un ragazzo che si chiama Giacomo e vive vicino ad Ancona. Mi aveva scritto una lettera chiedendomi di trattare con cura e sensibilità il personaggio, perché la sua era una malattia semi sconosciuta. Andai a conoscerlo e mi sono reso conto di cosa significhi un corpo che fa da prigione e che lascia esprimere l’anima scrivendo o in altri modi. Poi ho studiato e letto molto”.
E poi c’è l’amore nella vita dell’attore: “Ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia normale e felice. Mi sono sposato, ho tre figli, tanti amici. L’amore non è mancato nella mia vita. Poi ci sono momenti in cui ci si siede, dei black out, come il virus, che ti fanno riconcentrare”.
E pensare ad altro, a un nuovo progetto, più che a quello che verrà dopo la morte: “Tutti pensano, tutti sono curiosi. E poi penso a mio nonno paterno che diceva ‘ma che ci troviamo su’. Ma un aldilà mi piacerebbe proprio per ritrovare le persone care. Intanto c’è però molto da fare. Dobbiamo comportarci in una maniera che ci dia gloria e amore fino a quando stiamo qua. Poi se c’è il dopo meglio, intanto felicità e contentezza qui. La gratificazione più bella è sentire l’amore delle persone a cui dai il tuo, a cui dai attenzione e cura. Don Vinicio ricordava RisorgiMarche, nato dal cuore, ripagato da migliaia di persone che hanno dato presenza e calore alle persone che avevano perso cara e affetti, è un esempio di come si possano compiere azioni e trovare soddisfazioni nel vedere questi fiori che maturano e danno risultati”.
L’impegno sociale non verrà mai meno nella sua vita, se anche in quella dei tre figli, si vedrà: “Sono sposato dal 1995, sono un padre che da sempre cerca di dare il massimo, che non è l’ideale. Facendo lo slalom cerco di esserci. Cerco di trasmettere la concretezza di quello che si ha e non il desiderio di quello che non si ha. I principi che ho imparato sono stati quelli di considerare l’altro, di considerare il suo punto di vista. Quando sento una richiesta di aiuto faccio fatica a dire questa mano non la do. E spero di averlo passato ai miei figli”.
@raffaelevitali