ORTEZZANO – La stoccata d’apertura è di Valentina Vezzali. Il festival Storie, a poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, debutta questa sera con la campionessa Valentina Vezzali.
Appuntamento a Ortezzano in piazza Giampaoli (ore 21.30, ingresso libero), con la donna più medagliata dello sport italiano. Una carriera unica, straordinaria caratterizzata da ben 6 ori olimpici. In carriera la Vezzali è salita 108 volte sul podio: 76 ori, 19 argenti, 13 bronzi nelle competizioni nazionali e internazionali. Inoltre ha vinto per ben 11 volte la Coppa del Mondo.
A Ortezzano Valentina Vezzali dialogherà con il giornalista Andrea Carloni e presenterà il volume “La Regina del Fioretto”, scritto dalla penna della Gazzetta dello Sport Paolo Marabini.
Valentina Vezzali, “La Regina del Fioretto”, un libro che già dal titolo dice molto sulla sua carriera sportiva. Come vive la responsabilità di essere un esempio nello sport e nella vita?
“Ho sempre lottato per quello in cui credevo, mi sono sempre rimessa in gioco anche il giorno dopo una vittoria, anche dopo la carriera sportiva a livello politico per cercare di migliorare le sorti del nostro paese dal punto di vista sportivo, tutto è stato importante per dimostrare che bisogna essere sempre tenaci, se tutto questo mi ha reso un esempio da seguire per fare sempre meglio ben venga, ne sono orgogliosa”.
La scherma è senza dubbio uno sport individuale. Fuori dalla pedana è riuscita a creare delle amicizie con le sue avversarie?
“L'ultimo giorno della mia carriera sportiva, 26 aprile del 2016, è stato bellissimo perché le atlete di tutto il mondo sono salite in pedana prima della gara, a rendermi tributo per la carriera sportiva. Un momento emblematico. Senza avversarie non sarei diventata quella che sono oggi, le compagne di squadra sono state fondamentali per la mia crescita, ma ho sempre cercato di mantenere le distanze da atleta perché un coinvolgimento emotivo può condizionare la gara. Quando ti metti la maschera l'obiettivo è quello di vincere a prescindere da chi hai davanti. Oggi le rivedo sempre con piacere e ci sarà sempre una grande stima reciproca”.
La maschera della scherma riesce a coprire le emozioni durante la gara?
“In realtà il volto si vede benissimo, anzi una mia compagna di squadra una volta mi disse che il mio sguardo sembrava quello di una tigre e faceva paura. Pensai: ben venga, significa che sono molto temuta dalle mie avversarie”.
Lei è stato l'esempio che la gravidanza non è un ostacolo per la carriera sportiva, è realmente così?
“Se oggi Arianna Errigo porterà la bandiera alle Olimpiadi come donna, una parte di merito me la prendo. Nel 2005 dichiarai che sarei voluta diventare mamma e continuare, non ho mollato nonostante le Federazioni sportive in quegli anni depennavano l'atleta che rimaneva incinta, io sono riuscita non solo ad impormi e disputare il Campionato del mondo a quattro mesi dalla nascita di mio figlio, ma anche a dimostrare che un'atleta donna e mamma può vincere un Campionato del mondo. La vera vittoria è stata quella che la Federazione italiana scherma ha inserito nel 2005 una norma nel proprio regolamento che congelava la posizione di ranking dell'atleta in maternità, norma poi ripresa dal Coni nel 2014 e inserita nei principi fondamentali”.
Com’è la vita di Valentina oggi?
“Ogni giorno c'è sempre una nuova opportunità, dopo una fine c'è sempre un nuovo inizio che alimenta il fuoco che ci arde dentro. Oggi sono una mamma orgogliosa dei suoi figli, uno ha appena superato brillantemente la maturità e l'altro di 11 anni vuole fare il calciatore, ha il mio stesso carattere, la mia stessa determinazione, vediamo se per lo sport che ha scelto sarà d'aiuto come lo è stato per me”.