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Nel mondo di Francesca 'Lady Truffle' Sparvoli: "Da New York a Miami, ecco perché gli chef vogliono i tartufi delle Marche"

13 Agosto 2024

di Raffaele Vitali

MIAMI – Francesca Sparvoli è partita da Fermo direzione New York nel 2012. Dentro la valigia la sua maturità classica all’Annibal Caro e anni da giornalista in prima linea per la Snai, dove raccontava lo sport in mezzo mondo. Il volo che l’ha portata dall’altra parte dell’Oceano ha cambiato la sua vita, trasformandola in quella che oggi tutti conoscono come Lady Truffle.

“A volte serve il caso. Incontro quello che poi è diventato mio marito e decidiamo di cambiare vita, di investire in una attività che ci avrebbe permesso di raccontare, e soprattutto far assaggiare, le Marche nella Grande Mela racconta in collegamento da Miami. Già Miami. Perché dopo oltre dieci anni all’ombra dei grattacieli, lady Truffle ha accettato una nuova sfida: fare di Miami la seconda città di riferimento per il suo business.

“La prima volta c’è stato un lavoro di inserimento complesso. Abbiamo studiato il mercato e capito l’interesse. Abbiamo colto le opportunità e grazie a un funzionario di Confindustria, Simone Felicetti, abbiamo trovato il partner giusto: la Longhi Tartufi di Urbania. In poco tempo eravamo una grande famiglia, loro producevano, noi aprivamo il mercato, creando la rete commerciale fondamentale per stare in America”.

Inizia così il percorso di crescita. “Non casuale, abbiamo creato delle linee specifiche di prodotti per il mercato americano. E questo è stato apprezzato, hanno capito che noi volevamo davvero lavorare con e per loro”.

New York è diventato il core business principale, “ma la concorrenza è forte”, poi si è aperta agli Stati Uniti. E ora, Miami. Sempre con la forza di essere un riferimento a New York “dove dopo una anno avevamo portato i nostri tartufi sul tavolo di uno chef tre stelle Michelin e di un altro big. Sono stati il nostro biglietto da visita, la conferma per il mercato americano che avevamo prodotti di qualità”.

L’azienda cresce, ha un suo deposito in un basement di un grattacielo e un legame diretto con FedEx. “Nel 2023 il cambio di vita, ho scelto Miami l’altra città che cresce di più dopo New York. Un mercato competitivo che richiedeva una presenza fissa”. Per Francesca è stato un ripartire, per certi versi, con l’analisi di mercato, sapendo però che già alcuni ristoranti usano i loro prodotti. “Noi serviamo solo ristoranti, una scelta non entrare nel retail che però sto rivalutando per Miami” precisa lady Truffle.

Non è una partita semplice, ogni prodotto alimentare deve rispondere a regole ferree e in America il rischio cause è sempre dietro l’angolo. “Il duro lavoro però paga. Entro nei ristoranti, propongo, tratto e se anche incasso il 90% di no, c’è quel 10 che garantisce il successo del prodotto. Il made in Italy piace e pure tanto”.

Quello che resta complicato è ‘vendere’ le Marche. “Per far capire dove sono servono almeno 5 parole”. ’Dalla parte opposta di Roma, davanti alla Croazia, sono sotto Bologna’ sono alcune delle frasi più utilizzate. “Noi cerchiamo da sempre di vendere il nostro territorio. Le Marche sono l’unica regione che ha nero pregiato, scorzone e bianco. Possiamo garantire una qualità e varietà senza pari”.

Non ha dubbi Francesca Sparvoli: “Quello ascolano è bellissimo, terreno più morbido, esce rotondo; quello del pesarese è brutto da vedere, ma ha profumo incredibile. Amandola è diventata famosa per il nero pregiato, ormai raggiunge la qualità del pregiato francese”.

E così, pezzo dopo pezzo è entrata nelle cucine dei ristoranti. “Ma non solo, tutti i prodotti al tartufo, dalla salsa tartufata fatta con scorzone, olive, funghi e acciughe, alla cremosa, parmigiano e tartufo bianco. Il carpaccio di tartufo in olio. Il sale e il miele al tartufo, la crema di balsamico di tartufo bianco” ribadisce.

Negli Usa il tartufo è un prodotto di massa, piace ed è ricercato. Questo ha aumentato la competizione: “Oggi spingono Albania, Serbia e Croazia. Non è semplice certificare il prodotto, noi ormai sappiamo riconoscerlo anche dal profumo”. Più è alta la qualità, più piace agli chef che lo usano nei diversi modi. Nel bene e nel male. “I Michelin o i cuochi italiani veri,  lo usano su pasta o uova, sopra la tartare di carne.  Poi ci sono i giapponesi sul sushi o il carpaccio di tonno. I francesi che invece cucinano il nero pregiato, lo mettono sotto vuoto e ci fanno la salsa alla Rossini. Poi capita anche chi mette il bianco sul ragù o le cozze, ma sono pochi per fortuna”.

Con lo staff di "Fiola", ristorante stellato a Washington DC di Fabio Trabocchi, chef originario di Osimo.

La difficoltà è sempre la stessa: garantire il miglior tartufo fresco, con i conservati è tutto più semplice. “La produzione diminuisce ogni anno, un po’ per i consumi ma anche per il clima. Ci sono le tartufaie, per fortuna non del bianco così la certezza che sia marchigiano c’è sempre. I passaggi per far arrivare il tartufo da Urbani a New York sono tanti: il miglior pezzo viene preso, lavato e spedito in maniera veloce e refrigerata, deve passare la dogana entro un certo orario per arrivare in 24 ore. E dobbiamo essere certi che l’ispettore doganale ci attenda, perché poi va consegnato. Non va dimenticato che ogni giorno che passa in magazzino il tartufo perde peso e mantiene il suo profumo perfetto per i primi cinque giorni”.

Sembra complicato, ma ormai per lady Truffle questa è una preziosa routine che ora porta a Miami. Nella città dove il caldo non finisce mai, sta per lanciare la nuova linea brandizzata Lady Truffle e anche in questo caso pensata e creata appositamente: “Questo è un mercato interessato ai conservanti, quindi nuova linea adatta a queto tipo di mercato e per differenziarci dalla linea newyorkese la chiameremo Truffle lady”.

Prima di sbarcare a Miami il pensiero di tonare in Italia dopo oltre dieci anni c’era stato, ma “quando dopo 10 anni il 90% dei clienti ancora ti dà fiducia, significa che la strada è quella giusta. E poi ho un obiettivo, aspettare che mia nipote sia pronta per un master negli States, quindi altri dieci anni qui non me li toglie nessuno”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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