di Raffaele Vitali
SANT’ELPIDIO A MARE - I giovani non leggono? Mica vero. I giovani non si informano? Mica vero. E allora? “I giovani hanno i loro canali” sottolinea Giulia Ciarapica, la book influencer che prima di altri ha capito il potenziale dei canali social a livello letterario.
“Oggi una figura chiave è quella del booktoker” spiega dialogando con Lella Mazzoli, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, Giovanni Martinelli, Andrea Lombardinilo e la vicepresidente dell'Ordine Alessandra Pierini durante l’anteprima elpidiense del Festival del giornalismo culturale di Urbino. Sono la categoria prediletta della generazione Z e sono quelli che uniscono i book i libri, ai toker, ovvero i contenuti creati su Tik Tok. Persone che leggono e poi condividono rapidamente via social, “uno strumento che parla più di altri” è lo spunto della Mazzoli.
Tik Tok funziona, raggiunge il 44% del pubblico nella fascia 18-24, percentuale che aumenta se si parla di booktoker. “Io stessa – sorride Ciarapica – a 34 anni sono un’anziana per loro. Ma mi seguono, perché parlo su quel canale una lingua diversa, quella dei giovani”.
Diverso è il ruolo di book blogger, da cui Giulia Ciarapica è partita, che scrive più che parlare. “Il luogo del blogger è Facebook, ormai obsoleto per chi parla di libri. Oggi instagram è uno dei canali principali, poi c’è Tik Tok, che è il più semplice da usare ma anche il più complesso da comprendere”.
Lei, che ha portato sui social anche le Scuderie del Quirinale, non teme le sfide. E di solito le vince. “Il libro viene raccontato in pochi minuti. Il tempo è importante e ve lo dice una che con video di 5 minuti è oltre il limite. Però quelli di critica letteraria più corti non funzionerebbero. E le 50mila visualizzazioni di alcuni video mi dicono anche che funziono”. Funziona perché la Ciarapica è diventata una specie di ‘Bignami’ social ambita nei giorni pre Maturità.
“Per questo – ribadisce all’attenta platea – non è vero che i ragazzi non leggono, ma bisogna trovare il modo per avvicinarli alla lettura e magari imparare un nuovo linguaggio. Non modifico la materia ma lo racconto in modo diverso, rapido, divertente e ironico. Rendo il tutto più umano”.
Sembrerebbe facile ad ascoltarla, ma poi arriva la verità: “Per stare sui social e diventare una book influencer bisogna lavorare. È un vero lavoro, bisogna studiare, oltre che leggere molto, non ci si improvvisa. Non è che impiego meno tempo a prepararmi per un passaggio su Tik Tok rispetto a uno dei testi che scrivo per Il Foglio. È solo qualcosa di più rapido che solo a un occhio poco attento può sembrare superficiale”.
