FERMO – Nozze d’oro quelle tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca che portano alla nascita di un colosso con un utile non inferiore a 5 miliardi di euro nel 2022, diventando uno dei primi gruppi dell'Eurozona. Conferite azioni pari al 71,90% del capitale della banca bergamasca, rispetto al 43,48% comunicato ieri da Borsa Italiana.
Secondo il ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina, nasce “un grande gruppo che, grazie al radicamento nei territori di appartenenza, sarà capace di rafforzare il sistema finanziario italiano e potrà ricoprire il ruolo di leader nello scenario bancario europeo”.
È nata così l'offerta pubblica di acquisto e scambio su Ubi che oggi ha superato la soglia del 66,67% e con due giorni di anticipo rispetto alla chiusura del periodo di conferimento. L'unione delle due banche, secondo le previsioni, porterà a numeri molto significativi. L'ammontare degli impieghi sarà di circa 460 miliardi di euro; il risparmio che gli italiani affideranno alla nuova banca supererà il valore di 1,1 trilioni di euro, i ricavi saranno pari a 21 miliardi di euro.
Con l'integrazione di Ubi in Intesa Sanpaolo prenderà vita il settimo colosso bancario nella zona euro per proventi operativi alle spalle di Santander (50 miliardi), Bnp Paribas (45), Bbva (25), Bpce (25), Societe Generale (25) e Deutsche Bank (22) . Il gruppo guidato da Carlo Messina sarà inoltre terzo per capitalizzazione di Borsa con un valore di 48 miliardi, alle spalle di Bnp Paribas (67 miliardi) e Santander (65).
Il successo di questa operazione riattiva il risiko bancario. La preda più ambita resta Mps. Rocca Salimbeni ripulita di oltre 8 miliardi di crediti deteriorati con la bad bank a guida Amco, è ora più che appetibile. Lo sa il Tesoro che ne controlla il 68% e che vuole uscire, come esplicitato dal ministro dell'economia Roberto Gualtieri, entro il 2021.
Altro attore e soprattutto crocevia di un terzo polo potrebbe essere la Bper a cui l’opas porta un buon numero di filiali tale da ampliarne il perimetro d'azione. L'Ad Alessandro Vandelli intende giocare senza dubbio le sue carte e soprattutto esercitare un ruolo da protagonista. Chi invece è lontana dal tema è Unicredit.
L'Ad Jean Pierre Mustier non cambia la propria strategia. La strada tracciata è quella del buyback, meno rischiosa per restituire il capitale in eccesso agli azionisti. Sul tema il manager è tornato anche di recente di fronte a rumors insistenti di un dialogo aperto con il Banco Bpm.