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Murri, più spazi e sicurezza: dimissioni, trasferimenti e tamponi nelle Rsa. Livini: "Riapriamo sale operatorie e cardiologia"

17 Aprile 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – Licio Livini, direttore Area Vasta 4, è vero che i pazienti positivi del Murri saranno trasferiti all’ospedale di San Benedetto del Tronto?

“Non è un trasferimento in massa. L’Asur 5 ha dato la sua disponibilità in una logica di organizzazione territoriale. Quello di San Benedetto è un ospedale individuato dalla regione come Covid e ha molti posti a disposizione. Se necessario, ha letti ponti ad accogliere anche nostri pazienti, visto che il Murri proporzionalmente è l’ospedale più impegnato delle Marche”.

Cosa significa ‘se necessario’?

“Il trend del Murri è positivo. Abbiamo quasi dimezzato i pazienti ricoverati. Il nostro obiettivo è garantire la miglior assistenza a loro e ripristinare il prima possibile le normali attività dell’ospedale”.

Per riuscirci cosa serve?
“Il recupero degli spazi. Questo può avvenire grazie a due percorsi: il prima è quello delle dimissioni, che continua ogni giorno e che significa che le persone stanno meglio. Il secondo è quello dei trasferimenti, che già sono costanti nelle strutture post acute Inrca e Campofilone, e che ci saranno anche per alcuni acuti a San Benedetto del Tronto”.

Quando immagina un ritorno alla normalità?

“Il piano prevede che la prossima settimana riparta cardiologia e si possa avere il ripristino di tutto il blocco operatorio, in modo da riprendere gli interventi, da quelli necessari, penso ai pazienti oncologici, a quelli programmati e che da troppo tempo abbiamo messo in stand by”.

Sala operatoria, quindi anestesisti a disposizione, ma ce ne sono?

“Il miglioramento del quadro generale emergenziale rientra proprio in questo campo. Oggi ho sei letti di rianimazione occupati, contro i 17 di pochi giorni fa. Questo significa che degli anestesisti possono tornare a svolgere il loro fondamentale lavoro in sala operatoria, permettendo così di ripartire con le attività”.

Oltre a cardiologia e blocco operatorio, dove vuole intervenire?

“Penso al ripristino degli spazi di Pediatria e ginecologia, oggi accorpati per poter utilizzare nel migliore dei modi tutto il personale a disposizione”.

Ottimista?

“Vede, in questo momento lo spazio cosiddetto ‘Covid 2’, ovvero l’ex chirurgia, è libero da pazienti. Questo mi dà fiducia. Come la possibilità di collaborare al meglio con le strutture a noi vicine. Noi vogliamo ripulire il più possibile il Murri, facendo capire alle persone che ripulire significa rispristinare spazi per la normale attività dopo ogni procedura di sicurezza, a cominciare dalla sanificazione di ogni ambiente”.

Il Murri oggi è un ibrido, parliamo di sicurezza interna?

“Tema chiave, da far capire bene. Il Murri è un ospedale sicuro. All’interno sono stati creati tutti percorsi mirati. Chi entra al Murri oggi deve stare sereno. E la riprova arriva dal pronto soccorso dove sono ripresi gli accessi per la normale attività, perché la gente ha diritto di essere curata se non sta bene. In questa logica di ritorno alla normalità, il nostro ospedale e quello di Urbino, le uniche due strutture miste Covid e No Covid, devono essere al centro delle priorità della Regione Marche”.

Nella riorganizzazione rientra anche l’utilizzo del nosocomio di Sant’Elpidio a Mare?

“Come detto più volte, se necessario useremo i suoi venti posti letto per spostare persone positive che si trovano in casa e hanno problemi a restare in isolamento, nulla a che vedere con i pazienti del Murri. Al momento però non abbiamo di questi problemi”.

Livini, lei cosa pensa dei casi nelle Rsa?
“Non so se siamo stati più bravi o fortunati, ma da noi la situazione è sotto controllo. Abbiamo avuto due casi a Montefalcone e Francavilla subito isolati con le strutture messe in totale sicurezza. Ma siccome non ci accontentiamo, abbiamo fatto partire il controllo delle strutture, dove stiamo effettuando i tamponi su tutti gli ospiti”.

Saranno i test sierologici che faranno ripartire la vita?

“Non in questo momento. I test ancora non sono validati, quindi non serve a molto dire ‘li faccio a tutti’ se poi non diamo certezze ai cittadini. Bisogna fare attenzione all’uso delle parole. Quello che davvero si dovrebbe garantire è una mascherina, di quelle che durano più settimane, a ogni cittadino della Regione. Ma devono essere mascherine validate dal sistema sanitario regionale (basterebbe prendere 10 ditte e farle lavorare a pieno regime per garantire tutti, ndr), questo serve per dare serenità a tutti in vista di una possibile ritorno all’aperto. Che non si potrà rinviare a lungo, le persone hanno bisogno di uscire. Ma prima dotiamolo del sistema di protezione base, una mascherina che sia certificata e che faccia pensare a ogni marchigiano che mettendola può stare più sicuro che senza”.

E poi?

“Abituiamoci a convivere con il coronavirus. Non passerà solo perché i casi sono ridotti. Ma se avremo i sistemi di protezione e manterremo distanza sociale e buone pratiche, come il lavarsi spesso le mani, potremo riprendere la nostra vita”.

@raffaelevitali

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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