di Francesca Pasquali
FERMO - “Sembra sempre impossibile fino a che non viene realizzato”. C’è scritto così sulla targa inaugurata stamattina all’ospedale Murri. Sta in alto, sul muro, subito dopo le porte scorrevoli. Chi entra se la trova davanti. È un omaggio ai sanitari che in questi mesi hanno messo anima e corpo per combattere il Covid. Che hanno rischiato la vita per salvare quella dei pazienti, ma che non si sentono eroi.
Chiedono solo quello che gli spetta, né più né meno: un sistema sanitario più snello, più risorse (uomini e macchine), i “premi” promessi e mai arrivati, come ricorda sempre il segretario della Cisl Fp Giuseppe Donati. L’otterranno? Chi lo sa.
Per adesso, devono fare i conti con le denunce. Diverse quelle arrivate ai sanitari del Fermano, confessa la presidente dell’ordine Anna Maria Calcagni. Nel piazzale dell’ospedale, stamattina, erano in tanti. Medici, infermieri e tutto il microcosmo che ruota attorno al Murri. Il giorno non è casuale. Si celebra la Giornata nazionale della sicurezza delle cure e del malato.
«Alla luce della pandemia – esordisce il direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini – assume un significato particolare. Abbiamo saputo reagire perché tutti i nostri operatori hanno dato il massimo». Non nega qualche sbavatura Livini, «ma abbiamo fatto il possibile perché le cose andassero nella maniera più giusta. Il Covid apre una nuova era, una fase con tanti interrogativi non solo per la sanità, ma per tutta la società», prosegue e difende a spada tratta il sistema sanitario nazionale che, «seppur criticato spesso in maniera esagerata, riesce a rispondere alle richieste dei cittadini».
Chiede «valore per nostre azioni», il direttore dell’AV4: «Tutto quello che facciamo deve essere valorizzato. Valore è sinonimo di efficienza», dice. «Per farlo, bisogna coinvolgere i professionisti della salute», incalza la presidente dell’Ordine dei medici di Fermo, Anna Maria Calcagni. La maretta tra Asur e dottori sembra ormai superata. Ora, per i secondi, i problemi sono altri. «Le denunce fioccano da tutte le parti. La classe medica è in profonda depressione» ribadisce Calcagni.
Angeli, eroi, salvatori: in questi mesi durissimi, gli appellativi per i sanitari si sono sprecati. «Non ci sentiamo eroi, ma professionisti che hanno adempiuto al loro dovere. Vorremmo che questo venga riconosciuto», dice il presidente degli infermieri fermani, Giampiero Beltrani, e fa capire che, finora, così non è stato. «Ci siamo trovati – prosegue – di fronte a una cosa completamente nuova. Ogni giorno abbiamo dovuto reinventarci. Qualche collega si è demoralizzato. Qualcuno ha mollato, altri si sono ammalati. Siamo provati emotivamente, ma ne siamo usciti più forti».
Chiude il sindaco. «Questo ospedale – le parole di Paolo Calcinaro – è stato esemplare nell’arginare un focolaio difficile da gestire. La professione sanitaria merita rispetto. Deve essere sempre sopra ogni pensiero e retropensiero. È un tesoretto che ci dobbiamo portare tutti dietro da questa esperienza».