FERMO – Cosa accadrà al Murri con l’apertura del nuovo ospedale. Il sindaco Paolo Calcinaro ha le idee chiare, le ha espresso più volte, e questo ha aperto una discussione sul territorio. Il primo a intervenire è il sindaco di Monte Urano, Andrea Leoni, ovvero il comune più vicino al nuovo nosocomio. Dando per scontato che nel vecchio Murri resteranno ambulatori, punto prelievi, casa di comunità con i medici di medicina generale, tutti sanno che c’è posto per tanto altro.
“Dobbiamo usare al meglio la struttura per riorganizzare i servizi socio-sanitari del Fermano” esordisce Leoni che vede in connessione il Murri e l’ex ospedale di Amandola. “Il primo può diventare una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) compensando la carenza cronica di posti letto per anziani non autosufficienti e persone affette da patologie neurodegenerative”.
Il territorio ha lunghe liste di attesa, “questo provoca gravi difficoltà alle famiglie, che spesso si trovano a dover gestire situazioni complesse senza un adeguato supporto sanitario. Molte sono costrette a rivolgersi a strutture private, sostenendo spese altissime, oppure ad affrontare il difficile compito di assistere i propri cari in casa” riprende Leoni.
Doppio obiettivo in una soluzione: riduzione dele liste d’attesa e taglio dei costi per le famiglie. “Ma non basta. Oltre ai posti letto, la riconversione del Murri potrebbe includere reparti dedicati alla cura delle demenze senili, spazi per la riabilitazione fisica e neurologica e servizi di supporto psicologico e sociale per le famiglie. Un centro di questo tipo permetterebbe di offrire percorsi di cura personalizzati, in grado di garantire dignità e qualità della vita agli ospiti”.
La sanità deve essere pensata in maniera ancora più territoriale. E così, anche se guida Monte Urano, pochi chilometri dall’ospedale di Campiglione, Leoni guarda verso i Sibillini: “L’ex nosocomio potrebbe essere riconvertita in alloggi di prima emergenza, destinati a persone in difficoltà temporanea. Questo ridurrebbe i costi che oggi gravano sui comuni per la gestione degli allontanamenti forzati. Per riuscirci però dobbiamo ragionare insieme, tutte le amministrazioni del territorio e le istituzioni sanitarie. Perché – conclude Leoni - solo un approccio coordinato potrà garantire servizi efficienti e accessibili a tutta la popolazione”.