MONTEGRANARO – “Bravi a intercettare i fondi, brava l’amministrazione e i tecnici, ma ora non si può sbagliare a usarli”. Montegranaro tra la Gente, il gruppo consigliare che riunisce Gismondi e company, interviene in merito alle risorse per il rifacimento del polo scolastico di via Martiri D’Ungheria, che ha due plessi su tre non usabili.
“Il progetto presentato al Miur prevede l’abbattimento e la realizzazione di nuovi plessi per oltre 3,5 milioni di euro coperti per 3 milioni da finanziamenti e per 500mila euro dal Comune. ma ha senso la ricostruzione del nuovo plesso nel medesimo sito?”. Una struttura realizzata negli anni ’60 quando la zona era altamente industrializzata. “La realtà è cambiata, e la stessa via Martiri D’Ungheria, oltre ad essersi spopolata di tutti gli insediamenti produttivi, pur essendo prossima al centro del paese, presenta molto più di ieri delle grandi difficoltà nell’essere raggiunta sia a livello pedonale sia con le auto”. Un quadro realistico, considerando che il “dedalo di sensi unici trasforma anche una sola macchina parcheggiata male in un blocco insuperabile. E non parliamo della neve”.
Non solo, perché le criticità sono davvero multiple. “Non ci sono nei pressi dei plessi delle scuole aree esterne da destinare a spazi di evacuazione e soprattutto non vi è disponibilità di spazi di parcheggio. Lo stesso palasport ivi presente, nato come palestra scolastica oltre 50 anni fa, non riesce più ad assolvere alle sue funzioni in maniera sicura”.
Da qui la richiesta: “Non sarebbe più opportuno individuare altre aree, magari prossime alla città, che non presentino tutte quelle carenze di Via Martiri D’Ungheria dove poter edificare un nuovo plesso, magari realizzato in legno o altri materiali a prova di sisma, disposto in un unico piano, privo di barriere architettoniche, con ampi spazi verdi e aree di evacuazione, facilmente raggiungibile da autobus e scuolabus, magari pure dotate di ampi e comodi parcheggi?”.
Per trovare la risposta il gruppo di minoranza si mette a disposizione: “SI potrebbero indire delle pubbliche assemblee o raccogliere il pensiero dei tanti che vorrebbero una città più nuova e più moderna provando a cambiare scelte anacronistiche fatte oltre 60 anni fa?”.