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Moda, la mannaia del credito di imposta. Smi e Confindustria: tante imprese rischiano la chiusura, ingiusto chiedere di pagare

29 Ottobre 2024

MONTEGRANARO – "Chiedere di pagare oggi è ingiusto e insostenibile: tante piccole e medie imprese, che costituiscono l'ossatura dell'industria italiana, rischiano la chiusura". Il mondo della moda lavora con una spada di Damocle sula testa. Come se non bastasse l’instabilità mondiale che impatta su un settore che vive di export, c’è la politica interna a penalizzare le aziende. tavoli e incontri non hanno portato alla soluzione, benché annunciata, del problema del credito di imposta relativo alla ricerca e sviluppo della moda.

Questo ha spinto Confindustria Moda e Smi, Sistema Moda Italia, a scrivere al Governo. Lettere, ma anche pagine sui principali quotidiani nazionali, per provare a smuovere qualcosa. “Abbiamo ottenuto inizialmente delle proroghe proroghe sulla data di riversamento spontaneo richiesto alle aziende e nuove modalità per la certificazione dei progetti presentati dalle aziende” spiegano i due presidenti, da un lato Tamborini, dall’altro l’elpidiense Annarita Pilotti che sta per cedere il posto a Giovanna Ceolini, attuale numero uno di Assocalzaturifici.

Non parliamo di passerelle e di lustrini ma di manifattura, lavoro e creatività. "Quelle cose che rendono il Made in Italy famoso nel mondo, che creano occupazione e qualità della vita e che trovano la propria espressione in quei campionari preparati stagionalmente per il mercato, espressamente inclusi nelle attività di Ricerca e Sviluppo agevolabili" si legge nella lettera.

“Sembrava tutto risolto, ma nel 2022, un cambiamento interpretativo da parte dell’Agenzia delle Entrate (con  la Risoluzione 41) ha escluso alcune spese dalla possibilità di beneficiare del credito d’imposta, rendendo non più ammissibili i costi per la ricerca estetica ma solo quelli collegati esclusivamente a criteri di innovazione rispetto allo “stato dell’arte” acquisito dal settore. Un provvedimento tra l’altro retroattivo per gli anni 2015-2019 su lavori in precedenza autorizzati”.

I tanti incontri al ministero, incluso quelli con Urso, avevano portato ad alcune ‘quasi’ soluzioni a cominciare dal ”saldo e stralcio” che consentisse alle aziende di pagare quanto richiesto, sebbene indebitamente, senza rischiare default aziendali. “Ma tutto questo non ha avuto seguito. E così – spiegano i presidenti - entro il 31 ottobre 2024 tutti gli imprenditori coinvolti devono decidere se restituire spontaneamente i crediti ottenuti oppure considerare i loro progetti nei parametri agevolabili, affrontando per vie legali eventuali contenziosi”.

Una soluzione inaccettabile. “Non c’è più certezza del diritto, perché applicato in misura retroattiva: è tutto penalizzante per la moda. Pr questo non ci fermiamo e continuiamo a chiedere chiarezza e certezza giuridica” concludono i due presidenti che insieme rappresentano più di mezzo milione di addetti e 70mila aziende.

r.vit.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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