MONTEGRANARO – La crisi della moda sta animando anche la politica. Finalmente. A distanza è arrivato un botta e risposta tra i consiglieri regionali Fabrizio Cesetti e Manuela Bora, in passato assessori a Bilancio e attività produttive, e l’assessore Andrea Maria Antonini. I primi hanno parlato in aula, il secondo durante l’assemblea di banca d’Italia. “L’unica idea che la regione ha, parole dell’assessore Aguzzi dopo la nostra interrogazione, è la cassa integrazione (monte ore terminato, ndr). Questa mancanza di visione, in territori come il Fermano, rischia di innescare una spirale che porterà alla cancellazione di decine di aziende, prime tra tutte quelle conto terziste che collaborano con i grandi marchi nazionali, e migliaia di posti di lavoro” sottolinea il consigliere fermano.
“Serve un programma di investimenti mirati a potenziare la formazione professionale. Dal 2019 - aggiunge la consigliera dem Manuela Bora - stiamo assistendo a un calo continuo del numero delle imprese che operano nel distretto della moda. Che cosa è stato fatto per il settore? Il consigliere Putzu ha voluto il tavolo Moda in II Commissione per sopperire alla gravi mancanze della giunta Acquaroli. Peccato che, a oggi, ci siamo incontrati tre volte, senza risultati apprezzabili. A febbraio, in occasione del Micam, lo stesso Putzu ha annunciato una prossima riunione, che però non è mai stata convocata. Evidentemente le priorità erano altre e tutte elettorali. Questa Giunta è riuscita a vanificare anche 30milioni di euro stanziati da noi nel 2020 per la riconversione e riqualificazione industriale in particolare del comparto calzaturiero”.
Maa l’assessore Antonini non ci sta a prendere solo critiche. “I dati di Banca d’Italia mostrano una sostanziale tenuta del tessuto socioeconomico alla quale abbiamo affiancato strumenti per il rilancio. Grazie alla nuova programmazione dei Fondi Europei, avviata di fatto nel 2023, è stata messa a punto una terapia d'urto per scuotere e potenziare la nostra realtà produttiva, caratterizzata da forte dinamismo imprenditoriale ma pur sempre caratterizzata dalle piccole e medie dimensioni, che come noto sono state la fascia che più ha risentito delle contingenze nazionali e internazionali”.
Quindi, stando ad Antonini, le risorse per rispondere alle difficoltà di più settori, moda inclusa, non mancano. “La nostra regione ha garantito un ingente cofinanziamento di 130 milioni che ha permesso l'avvio delle misure, con oltre 200 milioni di euro già attivati per i bandi imprese, è stata tra le più veloci in Italia a mettere in campo risorse e strumenti per lo sviluppo e l'innovazione del sistema produttivo: investimenti produttivi, ricerca sviluppo e innovazione, progetti di filiera, accesso al credito e innovazione finanziaria”.
Nell’analisi di Antonini, un dato poi spicca e richiama molte delle analisi che gli economisti della Politecnica hanno avanzato: “Le contingenze del periodo storico hanno pesato sulla nostra regione, considerata medio piccola per il suo numero di abitanti rispetto ad altre regioni, con un maggiore peso della piccola e micro dimensione, che ha fatto più fatica a tenere il passo dell'innovazione tecnologica e della competizione internazionale, una maggiore esposizione a settori con forte sensibilità alla concorrenza estera e alle oscillazioni del mercato, gli shock internazionali, la perifericità rispetto alle aree metropolitane più trainanti, calo demografico e della forza lavoro”.
Resta la fotografia impietosa stilata da Michele Ortenzi, presidente della Provincia che dopo tempo ha riconvocato il tavolo per lo sviluppo che ha portato a una conclusione semplice: “Non dimentichiamo che oltre il 60% del Pil della Provincia è rappresentato dal distretto pelli-calzature. Si stanno registrando importanti fermi produttivi, che interessano anche grandi aziende, e sono impennate le richieste della cassa integrazione da parte delle imprese artigiane. Siamo fortemente preoccupati, perché molte aziende del territorio rischiano di esaurire a breve ogni possibilità di ricorso a forme di integrazione salariale. Senza dimenticare il fatto che solo per le imprese artigiane con più di 15 dipendenti è prevista questa misura e la gran parte del sistema produttivo del Fermano è costituito da micro-piccole aziende con meno di 9 dipendenti”.