FERMO - La moda tiene banco con i suoi numeri negativi a livello di export e di produzione. Si è animata la politica e torna ora a parlare l’economia, con Cna Federmoda che ha in Paolo Mattiozzi e Andrea Caranfa due riferimenti.
“Dobbiamo tutelare la filiera del distretto fermano-maceratese. Bisogna partire da due punti fermi: le azioni intraprese dal Tavolo Provinciale per la Competitività e lo Sviluppo del Fermano e dal Tavolo Regionale della Moda” sottolinea Mattiozzi, titolare di un’azienda di pelletteria che lavora con il lusso.
Ci crede la Cna, e non è la sola, nel gioco di squadra: “Prezioso il lavoro del Tavolo Regionale della Moda, che grazie alla sinergia proficua che ha saputo sviluppare ha permesso l’ottenimento di risultati e misure rivolte al comparto” prosegue ‘difendendolo’ dalle critiche mosse dai consiglieri Dem Cesetti e Bora.
Per Mattiozzi deve però lavorare in piena intesa con il tavolo provinciale “che porta alla sua attenzione le istanze di un territorio nel quale operano il maggior numero delle imprese della moda delle Marche”.
Ha scelto il silenzio chi il tavolo della Moda lo guida, il consigliere regionale Andre Putzu che vuole parlare con i risultati, non gli artigiani: “è fondamentale il livello regionale per definire proposte per la tenuta e crescita del settore, facendosi carico di rappresentare le criticità al Governo” ribadisce il direttore di Cna Fermo, Andrea Caranfa.
“Come artigiani - prosegue Caranfa – abbiamo messo sul tavolo numerose proposte: la sospensione dei versamenti contributivi ed erariali da giugno 2024 a giugno 2025, con un rientro graduale delle imposte a partire da giugno 2025, a cadenza trimestrale e a tasso zero; la cassa integrazione in deroga per tutte le tipologie di imprese moda; l’esenzione delle quote di partecipazione alle manifestazioni di Ice Agenzia fino al 31 luglio; l’utilizzo del fondo per il Made in Italy per definire finanziamenti per garantire liquidità a tasso 0, rimborsabili in 6 anni; l’annullamento del recupero del credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Imprescindibili anche la riduzione del costo del lavoro e dell’IVA sui beni non di lusso”.
Il tutto senza mai dimenticare incentivi ei misure di sostegno a livello regionale e camerale.