MONTAPPONE – L’onda lunga, o rimbalzo, post pandemia si è esaurita. Questa la fotografia che scatta Paolo Marzialetti, presidente naioznale settore cappello Tessilvari, commentando i dati del settore cappello nel 2023. Il segno meno è quello dominante, soprattutto comparando export, fatturati, aziende e personale con il 2022 e ancora di più con il 2019.
“Non trascurabile è l’impatto dei due conflitti in corso alle porte dell’Europa che non aiutano, anche se direttamente valgono il 3% dell’export. Ma hanno conseguenze indirette su tutta una serie di costi, dalle materi prime all’energia, fino ai trasporti” sottolinea Marzialetti. Il fatturato totale del settore nel distretto Fermano - Maceratese è di 100 milioni. In generale il comparto del Cappello a livello nazionale registra un piccolo aumento per quanto riguarda il fatturato, 148 milioni di euro, +2,78% sul 2022, ma un -8,1% verso il 2019. Una crescita impercettibile che non combacia con lo statio di salute delle imprese che sono 121, in calo dell’1,6%. Che sembra poco, ma che è costante dal 2019. Ovviamente diminuiscono anche i dipendenti, che sono 1950 in totale.
Ma qui, per Marzialetti, il discorso è differente. “C’è un problema di ricambio generazionale e di formazione, che deve essere interna, on the job, ed esterna alle aziende. È fondamentale la collaborazione con gli Istituti Tecnici e Professionali a partire dall'orientamento dei ragazzi anche da parte delle famiglie ai mestieri artigiani, che rappresentano davvero il futuro del mondo della moda e del lusso”. Ma non si ferma qui l’auspicio di Marzialetti: “Bisogna lavorare con le Università, sapendo che ci sono nuove applicazioni legate all'Intelligenza Artificiale da conoscere e poi da usare”.
Anche un’azienda del distretto, la Future Fashion, sta lavorando su nuovi sistemi in 3 D per facilitare il commercio dei preziosi manufatti che nascono tra Montappone e Massa Fermana. Crescendo l’organizzazione, torneranno a crescere anche i numeri di un comprato che nel 2023 ha vissuto più di import che di export.
Guadando ai paesi di destinazione dei prodotti made in Fermano, Marzialetti analizza i numeri notando quello che troppo spesso si fa finta di non vedere: “Per la prima volta da diversi anni, la Svizzera ha fatto registrare un vero e proprio tracollo segnando il passo a favore della Francia dove sono concentrati i più grandi gruppi proprietari dei maggiori brands del lusso a livello globale (20,3% sul 2022 e +117% sul 2019). Il motivo è che i grandi gruppi francesi preferiscono l'utilizzo delle proprie piattaforme logistiche e distributive, anziché quelle presenti in Svizzera. Ma non solo, c’è un rallentamento delle produzioni destinate al segmento del lusso compensato dall’aumento dei prezzi, soprattutto nei prolifici mercati dell'Estremo Oriente sono serviti altresì per sopperire al rallentamento del numero dei capi prodotti, venduti e distribuiti”.
Serve quindi attenzione e guardare ai mercati solidi e stabili: la Germania che è cresciuta anche rispetto al 2019, la Spagna che si è stabilizzata, la Corea del Sud, che cresce e sorpassa regno Unito e Giappone, che sconta uno yen svalutato.
In questo contesto resistono, purtroppo, le questioni strutturali. “La mancata inclusione nella ZES, ne ho parlato a dicembre con il ministro per gli Affari Europei ed il PNRR Raffaele Fitto (nella foto), richiede quantomeno misure "compensative" che prevedano l'irrinunciabile decontribuzione del 30%, come già avviene per le imprese dei Comuni della Bonifica del Tronto. Questa è un priorità che si aggiunge a quella infrastrutturale: bisogna implementare i sistemi di trasporto viario, ferroviario e aeroportuale che sono ancora carenti sotto tutti i punti di vista”.
Raffaele Vitali
