di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – “Grazie a Marco Minnucci che ha donato sistemi di protezione alla nostra Protezione Civile”. Così il sindaco di Porto San Giorgio, Nicola Loira, su Facebook. Minnucci è il massofisioterapista che guida il Works Medical Center, un polo che unisce fitness a medicina.
Minnucci, lavoro e solidarietà?
“Il sindaco mi ha chiamato e mi ha chiesto delle mascherine, ne aveva bisogno con urgenza. A me ne consegnano un migliaio a settimana, gliene ho date subito 500. Per noi sono fondamentali, le garantiamo ai pazienti e al personale, ma se il sindaco chiama per una necessità si deve rispondere sì, il bene comune è il bene di tutti”.
L’attività di Works prosegue regolare?
“Dire prosegue è un parolone. Facciamo le urgenze. In questo momento avvicinarsi all’ospedale è complicato, per tante ragioni, per cui garantiamo elettrocardiogrammi e riabilitazioni, quelle che non possono essere sospese. Se uno si è operato a un ginocchio e si ferma, lo perdiamo. Se serve una risonanza, la facciamo”.
Come garantisce la sicurezza interna?
“Intanto con ingressi programmati, in sala di attesa una o al massimo due persone a distanza di tre metri. Operatori con mascherine e guanti, alla reception ho messo una barriera di vetro davanti, così che anche se si avvicina qualche cliente, il personale è protetto del tutto”.
Sanificazione?
“Affidata alla impresa di pulizie, abbiamo la struttura pulita. Poi ogni lettino ha carta sopra e i gel spray sono al nostro fianco”.
Se gestite le urgenze, il calo sarà stato notevole, come lo gestisce?
“È un calo quasi del 100%, anche se i primi dodici giorni di marzo abbiamo lavorato e questo ha garantito un pezzo di fatturato, intorno al 25%. La previsione per aprile è un calo del 90%. Questa è una struttura importante, passiamo da settimane con 25mila euro di fatturato a 2mila euro di incassi. Ma restano i 40mila euro di spese fisse al mese”.
I dipendenti come li gestisce?
“Qualcuno usufruisce delle ferie. Se servirà useremo anche la cassa integrazione. ma voglio essere fiducioso”.
Il futuro?
“La mia è una delle attività che immagino ripartirà. Il cronico non cambia, ha bisogno di noi. Ci sono meno acuti, essendo ferma tutta l’attività sportiva e quindi meno infortuni, e così per le persone che stanno a casa. C’è paura, la gente se non ne sente proprio il bisogno sta a casa. Poi ci sono le restrizioni. Ma non mi lamento, essendo aperti rispondiamo al telefono. Non siamo chiusi e non è un dettaglio, anche mentale”.
Il mondo dello sport che seguiva che fine ha fatto?
“In silenzio totale. Per la serie C di calcio si attende la riunione di Lega dove molti immaginano lo stop. Pensare che a maggio una squadra di 30 persone viaggi verso Piacenza o Milano, la vedo complessa. Lo sport dilettantistico già è bloccato. Chiaro che parliamo di un lavoro, ma servono certezze per tutti. Non ovunque trovi strutture ampie come ad esempio può garantire lo stadio di San Benedetto”.
Ma come fa chi è abituato a venire in palestra tre quattro volte a settimana?
“Facciamo consulenza morale. Abbiamo creato un po’ di schede di lavoro per casa, per chi non può venire perché magari vive in un altro comune. E si lavora per telefono. Bisogna resistere”.