*L’elezione della Giunta Acquaroli aveva fatto ben sperare. Le Marche sembrava avessero davvero svoltato verso una visione unitaria, quella brandizzazione che in realtà è strategia. Si era cominciato a parlare di infrastrutture non più in maniera zonale.
Si è fatto un passo avanti nella gestione del turismo con un logo e uno slogan valido da Ascoli a Pesaro. Si è puntato non su uno, ma su due testimonial forti in modo da coprire ogni esigenza, fisica e virtuale. Si è addirittura creato un distretto biologico unico, in un campo in cui di solito già solo vedere il grano più alto dal vicino fa infuriare il padrone.
Sembrava, però. Perché negli ultimi giorni si è assistito a una serie di inciampi, per non dire sgambetti, che la politica sta riservando all’altra parte. Tutto questo con i ministri che si prestano a spot per un colore o per l’altro.
E così arriva Giovannini, ministro delle Infrastrutture, che incontra il sindaco di Pesaro e parla di tutte le Marche, ma non parla con il governatore Acquaroli, presentando un suo piano di viluppo della ferrovia non condiviso con il territorio.
Per tutta risposta il ministro del Turismo Garavaglia arriva nelle Marche e in piena stagione estiva si focalizza sul potenziale di Ascoli, perché ci sono assessori abili a portarlo a casa loro. Insomma, Pd o Lega, poco cambia.
Il rischio è che avendo uno dei pochi governatori che a livello nazionale è in minoranza, essendo di Fratelli d’Italia, si provi a giocare senza di lui. Ma sarebbe un suicidio per la regione e quindi per ogni forza politica che si fa bella per due ore davanti a telecamere e taccuini. Parole che tra l’altro perdono credibilità in poche ore, proprio perché tacciate di parte.
Se si avessero a cuore le Marche, si farebbe squadra e la singola potenza, che sia quella di Ricci o quella della Latini, la si metterebbe a uso della regione, vantandosi di aver portato le risorse, non cercando di prendersene una fetta.
*direttore www.laprovinciadifermo.com - consigliere Odg Marche