di Raffaele Vitali
FERMO – “Vi invitiamo a richiedere il tampone solo per chi ha partecipato in modo attivo alla serata e di farlo solo attraverso un unico canale” scrive sulla pagina facebook l’Urp dell’Area Vasta 4, ovvero chi gestisce il sistema sanitario nel Fermano che ha rivolto l’appello a chi ha preso parte alla serata del 14 agosto al Tucano’s. Intanto, i titolari dello chalet hanno dato prova di grande capacità di reazione, sanificando tutti gli ambienti e facendo effettuare test a tutto il personale, proprio per continuare a garantire una estate in sicurezza a clienti e turisti.
Licio Livini, direttore dell’Asur 4, cosa significa ‘in modo attivo’?.
“Ognuno sa quello che ha fatto. Il virus non stava sulla porta, non è che se uno è passato davanti al locale deve venire a fare il tampone. Se uno ha ballato, deve presentarsi. Se uno ha abbracciato un altro, deve controllarsi. E via dicendo. Insomma, sta alla coscienza delle persone che sanno come e quanto a lungo hanno vissuto la serata”.
Livini, come procede lo screening?
“E’ iniziato (nella foto le auto in fila sotto l'occhio vigile della Protezione civile di Fermo, ndr). Stanno chiamando in tanti, abbiamo superato il migliaio di persone. Un fenomeno quasi incontrollabile. C’è anche chi se la prende con noi per i controlli, per l’allarme lanciato, ma restare fermi sarebbe solo peggio. Di certo oggi ci si rende conto che parliamo di cose serie. Fino a pochi giorni fa, in troppi pensavano che rischi e regole fossero una boutade”.
Chi sta chiamando?
“Grande frenesia, tutti preoccupati. Non c’è una categoria, perché la serata è stata vissuta da ragazzi e padri di famiglia”.
I controlli si possono fare anche nei centri privati?
“Certamente, in quel caso pagando (un tampone costa 70 euro, ndr). Ma una cosa deve essere chiara. Il tampone va fatto da oggi in poi, perché servono 4-5 giorni di attesa dall’eventuale contatto per avere esami attendibili. E serve pazienza. Consideriamo le migliaia di chiamate che diventano esami, tamponi, processi. In attesa della risposta, non prima di 72 ore, le persone devono stare a casa. E, ribadisco, ci dovrebbero stare anche prima di farlo: si chiama coscienza civile”.
Cosa non sta funzionando secondo lei fuori dagli ospedali?
“Sarebbe bastato definire meglio le procedure, le regole. Così che chi va a controllare sappia cosa deve fare. Serve una disciplina ferrea. ‘Se non rispetti il decalogo ti faccio chiudere’ doveva essere la frase chiave. Questo avrebbe tutelato i sindaci, con regole comuni che invece non sono state definite e spiegate al meglio”.
Chi non ha bisogno del tampone, può fare il test sierologico?
“Quelli fast restano non molto affidabili, sono un qualcosa che può dare un po’ di serenità, magari dopo un viaggio in Paesi dove non ci sono al rientro obblighi di controllo”.