MILANO – Esempio di ricambio generazionale di successo: ecco il mondo Le Viozzi. Padre Giampaolo (stile) e poi, in successione, la 45enne Virna (front office), il 42enne Francesco (commerciale), il 37enne Guido (produzione) e la 34enne Gioia (acquisti).
“Il primo capannone nel 1975 con la nascita di mia sorella” racconta Gioia, occhi color ghiaccio che la mascherina non può nascondere. L’azienda di famiglia ha uno showroom a Milano ed è uno dei primi esempi di rete riuscita tra calzaturieri. Infatti ci trovano spazio marchi di diverse società: Giampaolo Viozzi, Le Marè, Fiori Francesi, Ixos (Malloni), 24age, Jfk, Oa Non-fashion shoes.
“Nonostante ciò – riprende Gioia Viozzi, che si è confrontata anche con il sindaco Fanchellucci che non ha voluto fare mancare il suo supporto tra i padiglioni – al Micam non rinunciamo. Esserci sempre e comunque. Noi lavoriamo per l’80% con l’Italia, tanti negozi sul territorio con le nsotre scarpe, ma abbiamo un piano di sviluppo all’estero”.
Per loro lo stivale, inteso come Paese, non è ‘nemico’, i consumi restano: “Il segreto? Qualità e stile, ma siccome non basta aggiungiamo anche un servizio efficiente con consegne precise e il fatto che siamo sempre reperibili”. Che nel lungo lockdown è diventato digitale: "Sfilate e video call in continuo, anche se per gli italiani poi appena possibile abbiamo ricominciato a organizzare incontri reali”.
È determinata, il padre ascolta dall’altro angolo dello stand, ma lascia campo completamente alla figlia: “Qui abbiamo la collezione primavera estate e un piccolo corner di invernale, che portiamo da diverse edizioni, quello più venduto. Non abbiamo grandi aspettative, bisogna capire quanto influiranno i magazzini dei rivenditori e quanto estivo gli è rimasto. Di certo, invece, c’è chi ha riordinato l’invernale essendo rimasto senza”.
Le Viozzi producono quasi tutto internamente (orlatura esterna, ndr) nello stabilimento di Porto Sant’Elpidio dove lavorano una trentina di dipendenti: “Abbiamo fatto solo un mese di cassa integrazione, gli ordini li abbiamo avuti anche se con quantità inferiori agli anni passati, circa un terzo. Il lockdown ci ha fermato il percorso di crescita, inutile negarlo, ma la risposta dei clienti ci dà forza”.
Raffaele Vitali