di Raffaele Vitali
MILANO/PORTO SANT’ELPIDIO - Quando si alza Annarita Pilotti, si sa già che per il ministro Adolfo Urso, che ha tagliato il nastro della 97esima edizione del Micam, il clima sarebbe cambiato. Perché la presidente di Confindustria Moda, già numero uno di Assocalzaturifici, non è una che ama i giri di parole.
“La filiera della pelle è un comparto che cresce nell'internazionalizzazione e che contribuisce in maniera significativa al saldo commerciale positivo del Paese, grazie alla qualità, al design e al saper fare di eccellenza delle nostre aziende. Ma è anche un comparto fatto di tante piccole e medie imprese che fanno difficoltà a competere sui mercati internazionali. Il rapporto tra costo del lavoro e retribuzioni nette è un problema, ed è importante facilitare il ricorso al credito per le piccole e medie imprese” ha esordito la Pilotti.
Un tasto dolente per ogni Governo. “Pensiamo che un prodotto da Cina e altri paesi esce almeno a un terzo del nostro prezzo. Noi vorremmo dare di più ai nostri dipendenti, pagando meno imposte. Sarebbe un vantaggio per entrambi i lati del tavolo. Se vogliamo davvero far tornare le aziende in Italia a produrre, è questa la misura da attuare: ridurre il costo”.
Parla forte dei numeri: la filiera pelle di Confindustria Moda, che raggruppa circa 11 mila imprese dei settori calzaturiero, pelletteria, concia e pellicceria, ha archiviato il 2023 con un fatturato preconsuntivo stimato a 33 miliardi di euro, in linea con quello del 2022 e in progresso rispetto al 2021 che era pari a 29 miliardi.
Nel dettaglio, nel periodo gennaio-ottobre 2023 l'export ha superato i 22,8 miliardi di euro (+1,1% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente) mentre l'import è diminuito a 10,5 miliardi (-0,4% rispetto ai primi 10 mesi 2022).
La bilancia commerciale è positiva per 12,3 miliardi di euro (+2,3% rispetto al corrispondente periodo dell'anno 2022), a testimonianza di una ritrovata vitalità del settore dopo il crollo causato dalla pandemia e i recuperi del biennio 2021-2022.
“Di fronte a questo quadro – ribadisce la Pilotti - ci auguriamo di trovare supporto per le nostre aziende, per metterle nelle migliori condizioni di competere sui mercati globali come possono fare. Confindustria Moda è al loro fianco, è in fiera accanto alla filiera unita che si fonda sul settore produttivo della pelle da monte a valle” prosegue la presidente che non vuole pensare a chi è uscito dall’associazione, a chi è rimasto e in questi giorni tra Micam, Mipel e Lineapelle è impegnato a conquistare i buyer di tutto il mondo.
“Siamo piccoli e battaglieri, incontreremo il ministro il 18 aprile per parlare di made in Italy, partendo da idee e progetti che abbiamo chiari. Pur nelle difficoltà, sappiamo che ci sono distretti che stanno richiedendo senza sosta la cassa integrazione, che sono passati da mille a cinquemila richieste”.
Il sistema cammina quindi sulle sue gambe, ma può essere agevolato. “C’è la questione credito d’imposta in ricerca e viluppo. Noi rappresentiamo piccole medie imprese che senza campionario, senza lo sviluppo di una collezione, non hanno possibilità di sopravvivenza. Quindi il credito di imposta che oggi l’ufficio delle entrate sta esaminando in maniera molto dettagliata ha bisogno di chiarimenti. Con il viceministro Leo ne abbiamo discusso e abbiamo trovato la soluzione. Ma il ministro Urso deve firmare le carte e creare l’albo dei certificatori che era previsto per fine gennaio”.
Ascolta Urso e prende appunti. Anche perché la Pilotti non si ferma qui: “Parliamo della questione accesso al credito, per le piccole imprese diventa tutto complicato. Anche se il fondo di garanzia per le Pmi (nelle Marche ci sono i nuovi bandi che uniscono Regione, Svem e Confidi, ndr) può diventare un sostegno. Serve un supporto molto forte e noi come Confindustria Moda porteremo la voce all’interno del comitato che il Governo sta creando. Ci vogliamo essere” conclude come sempre battagliera mettendosi a disposizione per incontri risolutivi a tu per tu.