FERMO - “Attese molto caute per la seconda parte dell’anno, stante il clima di incertezza generale e la debolezza di molte economie mondiali. Gli operatori si attendono in media nel terzo trimestre un fatturato in calo sull’analogo periodo dell’anno precedente (-2,8%), per la prima volta dopo la ripartenza post-pandemia”. A dirlo è il risultato che Assocalzaturifici ha condotto nelle settimane pre Micam, che si apre oggi a Milano, tra i calzaturieri italiani.
Nonostante i primi sei mesi abbiamo mostrato segnali di crescita del fatturato (+7,4%) e dell’export (+10,2%) anche se il numero di paia vendute è in calo del 6,8%. A questo si aggiunge, da qui le previsione fosche, la battuta d’arresto in maggio e giugno, per gli acquisti delle famiglie.
Il Centro Studi Confindustria Moda, che ha analizzato i trend per Assocalzaturifici, lascia più di una riflessione sul tavolo della presidente Giovanna Ceolin. “Al forte rimbalzo del 2021 registrato dopo il crollo procurato dai lockdown e al proseguimento del recupero nel corso del 2022, ha fatto seguito, dopo un avvio 2023 ancora favorevole in gran parte delle variabili congiunturali, una marcata decelerazione. A cominciare dalle esportazioni, da sempre il volano del settore, che nel bimestre aprile-maggio hanno evidenziato, dopo gli incrementi a doppia cifra dei mesi precedenti, solo una debole tenuta in valore (+1%), accompagnata da una battuta d’arresto in volume (-14,9%)”.
Il dato, sollevato pochi giorni fa anche dal presidente dei calzaturieri fermani Fenni, è che corre la Cina perché è tornata a comperare articoli di lusso, “mentre resta difficile venderci con il proprio marchio. Stupisce il calo della Svizzera, “ma questo è dovuto – spiega la Ceolini – a diverse strategie di distribuzione adottate dalle griffe, senza transito nei depositi elvetici”.
In un contesto così delicato, non si può sbagliare il cliente. E così Confindustria Fermo offre durante i giorni del Micam un importante servizio ai suoi associati e una mattina di riflessione in cui affrontare uno dei temi più attuali, la sostenibilità. “Domani e martedì, i nostri imprenditori potranno chiedere un report commerciale gratuito e in tempo reale per valutare nuovi e potenziali clienti sia in Italia sia in Europa” spiega il presidente di Confindustria Fermo, Fabrizio Luciani.
“È una risposta a una esigenza che ci era stata presentata. In una fase così complessa del mercato non possiamo permetterci di sbagliare e magari di ritrovarci con ordini non pagati” aggiunge il presidente della sezione calzature, Valentino Fenni. Un servizio reso possibile grazie all'accordo di Confindustria Fermo con una società di servizi a supporto del risk management.
Tornando ai numeri, Assocalzaturifici guarda anche verso Russia e Ucraina: “C’è un rimbalzo, +37% e +56%, ma il raffronto avviene su un periodo in cui l’inizio del conflitto aveva fatto crollare le vendite verso i due mercati coinvolti. I livelli attuali, nonostante il rimbalzo sul 2022, sono assai vicini (+1,2%) a quelli dei primi 5 mesi 2021, peraltro già molto colpiti dalla pandemia, in cui non c’era la guerra”.
In totale, nei primi cinque mesi dell’ano, l’export italiano di calzature si è attestato a 87,9 milioni di paia, 6,4 milioni di paia in meno rispetto al gennaio-maggio 2022 (-6,8%). Questo perché due scarpe su tre si fermano in Europa dove aumenta il prezzo medio delle scarpe ma calano le quantità ordinate.
“Nell’ambito dei mercati comunitari, oltre alla Francia – che occupa saldamente il primo posto nella graduatoria generale dell’export, sia in quantità che in valore, e che registra un +19,6% in valore e un -2,9% in volume – tra le principali destinazioni figurano la Germania (quarta, ma seconda per volumi, che cresce del +8,4% in valore ma con un -15,5% nelle quantità), la Spagna e i Paesi Bassi (con crescite interessanti sia in volume che in valore), il Belgio (con aumenti modesti) e la Polonia (+10,2% in valore ma -5,2% in quantità)”.
Nessun gioia da Stati Uniti e Canada, performance incoraggianti, invece, nel Far East, cresciuto globalmente del +29,4% in valore e del +7,1%. E continua a dare buoni segnali l’area degli Emirati Arabi. In tutti i mercati piacciono le scarpe in pelle, che sono poi il riferimento per il distretto fermano – maceratese, ma italiano in generale visto che valgono il 63% di export.
Tra export a singhiozzo e consumi interni in calo del 10%, non è difficile capire perché si sono perse altre 122 aziende in sei mesi. Regge la manodopera, ma resta lontana, oltre mille persone in meno, rispetto al 2019.