MILANO/MONTEGRANARO – Il Micam ha chiuso le porte, domani usciranno i dati ufficiali. Quello che oggi c’è sul tavolo sono i numeri dei primi sei mesi dell’export del calzaturiero delle Marche e le parole a caldo di alcuni imprenditori che hanno esposto le loro collezioni al Micam, la fiera di calzature più importante al mondo. I numeri hanno quasi tutti il segno meno davanti, mentre dentro gli stand qualche + si è visto, di certo nel numero di buyer che sono arrivati al Micam, più delle aspettative.
LO STATO ECONOMICO
Nel primo semestre 2024 l'export marchigiano in valore del settore calzaturiero ha fatto registrare -7,4% sullo stesso periodo dello scorso anno (-8,5% è il dato nazionale). Metà del fatturato è garantito da cinque Pesi: Francia (+22,7%), Germania (-19%), USA (-12,5%), Cina (-26,3%) e Belgio (+9,3%). La Russia è scesa al sesto posto tra i mercati di sbocco della regione, con un calo del 27%.
Ma di russi in fiera se ne sono rivisti tanti. e anche di Ucraini, arrivati vogliosi di comprare, in particolare quelli che hanno trovato domicilio nella zona ovvi dentale ai confini con la Polonia, altro paese che cresce del 30%. Guardando ai numeri è importante continuare a investire negli Stati Uniti, che valgono 57mlioni e sono il terzo mercato.
La Francia è crescita perché è tornata a essere dopo anni la piattaforma diretta delle griffe che prima passavano per la Svizzera. Bene il Kazakistan, che vale al momento 5 milioni, ma resta in crescita e funzionale anche al buyer russo.
Ordini che son fondamentale, come l’uso della cassa integrazione che molti imprenditori hanno detto di utilizzare a ottobre, solitamente il mese di attesa degli acconti e quindi della messa in produzione. A oggi, l’aumento di Cig è del 228%, ma non deve stupire perché il 2023 fino ad agosto era stato un ottimo anno.
LE VOCI DEL MICAM
“Bisogna essere onesti – commenta Paolo Silenzi, imprenditore co il suo Paul Silence e presidente Cna Marche – qui abbiamo tante proposte di acquisto. Il che significa attendere le conferme, le decisioni sulle paia, i pagamenti e poi si va i produzione. Ci vuole pazienza e capacità di seguire il cliente. Una volta finalizzavamo di più in fiera, oggi è la parte minoritaria. Quello che il cliente fa è selezionare il prodotto. Il buono del Micam è che ti fa incontrare il cliente fidelizzato e ti permette di incrociare il nuovo, che magari però no firma l’ordine ma resta l’intenzione”
Il Giapponese ha il problema dello yen, che è solo leggermente migliorato: “Il governo giapponese vuole favorire la produzione interna e la popolazione segue le indicazioni. Sarà un periodo, bisogna anche qui resistere. Insiem con la Corea è un mercato che vale 25milioni (dato Unioncamere)” prosegue Silenzi che ha chiuso un 2023 non facile e si prepara a un 2024 con il segno meno, ma carico di speranza per la ripresa che arriverà.
E così fa Nazareno Carelli, un altro piccolo con i suoi 6 dipendenti. “Da Micam degli ordini a Micam dei contatti, diciamo che abbiamo venduto tanti biglietti da visita. Ora dovremo essere bravi con le videochiamate a ricontattarli e convincerli”. Artigiani, ma con un mercato ben strutturato che piace ad esempio agli Arabi: “tra le novità ci sono i buyer dal Kuwait e poi l’Africa, tornata protagonista. Il Micam quindi conferma il suo valore, anche se la stagione invernale è stata davvero dura. Noi – conclude l’imprenditore affiancato dal figlio – il cliente lo coccoliamo, anche grazie a nuovi modelli estremamente confortevoli” che piacciono ai clienti delle boutique che serviamo”.
Resistere è anche il messaggio di Giovanni Fabiani, uno dei big con i suoi cento dipendenti: “Il primo nemico è il meteo: sabato c’è stato il primo freddo e in molti negozi europei sono tornati i clienti. Ma chi compra se anche in Russia fanno 28 gradi? E non parliamo delle Germania. Poi ci sono le guerre, che colpiscono anche il sentiment delle persone, non solo uccidono. E così i russi, anche quelli che possono, magari no comprano come vorrebbero”.
Per questo non è il periodo di chissà quali innovazioni, anche se una sfida l’azienda fermana se l’è data: “Il Micam dà delle indicazioni. Lo sapevamo, ora ci lavoreremo sul creare una scarpa che esca in negozio entro i 300 euro. non è mai stato il nostro target, ma la vogliamo lanciare, sempre mantenendo la nostra indiscussa qualità” prosegue Fabiani. Che come tutti ha un primo obiettivo: “mantenere i clienti attuali, anche perché i nuovi entrano e se va bene ordinano 20 paia. È un periodo complicato, noi abbiamo provato a investire in Cina, ma non ha dato i suoi frutti, e così gli Stati Uniti, mercato difficile che però non molliamo. Il brand alla fine tiene, i clienti chiedono qualche sconto e se uno è serio, lo concediamo anche. È questo il momento in cui tutti dobbiamo aiutarci, anche per tutelare il lavoro”.
CEOLINI DIXIT
Pensiero condiviso dalla presidente di Assocalzaturifici, Giovanna Ceolini: “La fase di debolezza della domanda, frenata da una minor propensione all'acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie (non solo quella cinese) e dall'incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso.
La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. A soffrire, in primis, – conclude Ceolini – sono state le esportazioni, da sempre il traino del comparto, visto che viene venduto fuori dai confini nazionali l'85% delle paia prodotte in Italia. Faremo il possibile per supportare gli imprenditori, a cominciare da Almaty, tappa della prossima importante manifestazione fieristica”.