MONTEGRANARO – “Diteci le regole da seguire e noi saremo pronti”. A parlare non è solo Tommaso Cancellare, direttore di Assocalzaturifici, o Siro Badon, il suo presidente, ma tutti i vertici del sistema fieristico italiano.
“Le manifestazioni fieristiche sono un asset fondamentale per le Pmi e per il made in Italy, la loro ripartenza può innescare la ripresa economica del Paese” ribadiscono compatti in vista dei mesi chiave: giugno con il Pitti, luglio con Milano Unica, settembre con Micam, Mipel, Homi e Lineapelle.
“Noi – proseguono i vertici del sistema fieristico – abbiamo bisogno di certezze per poter riavviare le attività confermandone lo svolgimento, nel rispetto delle regole e dei protocolli di sicurezza sanitaria sia per gli espositori sia per i visitatori”.
La richiesta è al Governo in vista del decreto dopo Pasqua che dovrebbe definire i paletti per le fiere. “L’organizzazione di una rassegna internazionale, rivolta a un pubblico b2b quindi aperta solo ad operatori professionali, ha dei tempi lunghi di programmazione ed allestimento e non può essere pianificata in pochi giorni. Rischiare di prolungare questa fase di incertezza, vuol dire compromettere l’intera stagione autunnale”.
Questo è il punto chiave: sapere le regole per adeguarsi, senza che poi qualcuno le cambi di nuovo. Sapendo però che il giudice ultimo, purtroppo, è il dato pandemico. “Si parla di riaperture estive, ma non sente mai la parola fiere. Un comparto che garantisce 60 miliardi di euro annui. Le manifestazioni b2b sono un driver per le nostre imprese: il 50% delle esportazioni nasce da contatti originati dalla partecipazione agli eventi fieristici, per un volume complessivo di 251 miliardi di euro l’anno e un ritorno sugli investimenti di 8 euro per ogni euro investito”.
Da un punto di vista tecnico gli organizzatori sono conviti di poter evitare assembramenti, limitando gli accesi a operatori e professionisti: “Parliamo di un insostituibile strumento di politica industriale che può assicurare un forte sostegno al superamento della recessione economica e sociale in atto. Ritardare, o continuare ad impedirne l’apertura vuol dire ostacolare la ripresa degli scambi internazionali e la promozione del made in Italy essenziale per il rilancio del nostro Paese”. E soprattutto per il distretto fermano che non può perdere l’ennesima stagione di vendita di scarpe.
Raffaele Vitali