FERMO – “Non sarà un’edizione facile, quantomeno incerta”. Paolo Mattiozzi, presidente della Cna Federmoda, non si nasconde a pochi giorni dal Micam che calzaturieri, accessoristi e visitatori raggiungeranno nelle prossime ore, in tanti usando NeroServizi, l’azienda di Enrico Gismondi che ti prende sotto casa, campionari inclusi, e ti lascia davanti alle porte dei padiglioni di Rho.
I punti fermi di chi continua a produrre sono la qualità del prodotto, la storia imprenditoriale, la filiera. “Ma il contesto è complesso”. Alla fine del primo semestre 2023 la filiera calzaturiera del Fermano contemplava 2.039 imprese attive, contro le 2.237 dell’anno precedente, con un saldo negativo di 198 imprese.
“Costi alti di energia e materie prime, insieme al cuneo fiscale insostenibile stanno scoraggiando i piccoli imprenditori artigiani a proseguire la loro attività. La nota positiva è che l’export continua a tenere, e bene” aggiunge il direttore Andrea Caranfa.
E poi ci sono le questioni aperte su credito d’imposta e Zes, su formazione e salvaguardia dei posti di lavoro. “La fiera resta una opportunità, ma è anche un peso. Molta della produzione territoriale comincia essere legata ai grandi brand. Portare avanti il proprio marchio è sempre più complesso e tanti lo fanno lontano dal Micam, usando canali digitali” riprende Mattiozzi.
La questione manodopera, che aleggia sempre in ogni contesto, è la realtà da non dimenticare: “Non si trovano candidati per le posizioni necessarie e i più piccoli non hanno la forza di dare stipendi più alti o aggiungere agevolazioni a livello di welfare aziendale, come potrebbero fare le aziende di dimensioni più grandi. Così facendo si rischia di perdere quel know-how che ne è la caratteristica principale e che ancora oggi traina l’economia fermano-maceratese”.