MONTEGRANARO - Valentino Fenni, presidente dei calzaturieri di Confindustria Fermo, si aprono le porte del Micam. Cosa si aspetta?
“Per cento calzaturieri marchigiani è il momento per mettere in mostra le nuove collezioni. Tre giorni da vivere sapendo che le difficoltà non mancano, ma come ogni edizione gli imprenditori del nostro distretto saranno protagonisti durante la più importante fiera mondiale”.
La vendita passa ancora per la fiera?
“E’ il momento fondamentale che indirizza la campagna di vendita, in parte già iniziata e che sta dimostrando come ci sia un ritorno verso il negozio fisico dopo il mini boom del digitale”.
Cosa la preoccupa?
“Le guerre in corso destabilizzano i mercati e ora la crisi del Mar Rosso che impatta sulla logistica ma potrebbe spingere le aziende che producono lontano dall’Italia a ripensare il sistema di produzione. I costi di un container sono più che raddoppiati rispetto al 2023 e anche la moda ne risente”.
Il distretto fermano è sempre quello principale?
“Siamo il 60% della delegazione in fiera e come sempre Montegranaro è il comune leader con 26 aziende. Al Micam accompagniamo anche quattro nuove imprese, un segnale importante verso la fiera in cui si ritrovano mille marchi da tutto il mondo”.
Guardando i dati dell’export sembra sempre che la moda voli. È così?
“In realtà, leggendoli con attenzione, fotografano una difficoltà. Perché i segni positivi sono legati più al valore che ai volumi. Ed è chiaro che diminuendo gli ordini, sono le griffe a dominare i mercati. Il lusso è una garanzia, ma non dobbiamo sottovalutare quanto sta accadendo in vari distretti, ovvero un calo di ordini che ha fermato le manovie di molte piccole aziende terziste”.
Ottimismo?
“Le ultime settimane sono state molto intense all’interno delle aziende. Le collezioni sono il nostro biglietto da visita, il frutto del lavoro dell’ufficio stile, del colpo di genio di un dipendente, il frutto di analisi di mercato. Tutti sappiamo che le sneakers dominano il settore, ma il ritorno della scarpa in cuoio è un fatto. L’artigianalità del nostro lavoro ci permette di restare protagonisti”.
Cosa serve ai calzaturieri?
“Come ha ricordato la presidente di Assocalzaturifici, stiamo aspettando ancora l’albo dei certificatori che vada a definire la questione credito di imposta su innovazione ricerca, ovvero sui nostri campionari”.
Tempi troppo lunghi?
“Quello che la politica non deve fare, lasciarci nel limbo. Chiediamo chiarezza, oltre che azioni mirate di supporto, dal credito a incentivi per favorire la digitalizzazione e la transizione verso la sostenibilità di prodotto e aziendale”.