FERMO – Non parlano, ma scrivono. Ogni tanto quella bacheca di Facebook diventa il loro contatto con il mondo. Sono gli infermieri e i medici del reparto di Rianimazione e Terapia intensiva dell’ospedale Murri di Fermo.
Quelli dove arrivano i casi più difficili, quelli che operano indossando veri scafandri che a fine giornata ti lasciano dei segni che solo il tempo riesce a cancellare. Ma che tanto torneranno al prossimo turno. Sono loro che accolgono il paziente, sono loro che poco prima di doverlo sedare e intubare, ci scambiano le ultime parole. “Un minuto prima di essere intubata mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: ‘Promettimi che mi salvate’. Ora, ve lo chiedo a nome di questa signora: smettetela di fare gli idioti e rispettate le regole” racconta un infermiere.
Ma non solo, perché un altro collega racconta l’ultima scena vissuta, con un paziente disteso sula barella. L’ennesimo, per lui che da 22 anni lavora in Rianimazione. “Siamo in piena emergenza, ora il lavoro mi mette davvero a dura prova. stanotte, davanti all’ennesimo ricovero, mi sono ancora di più reso conto che siamo davanti a un problema grave, grande e totalmente nuovo. Il paziente, che era da solo in barella, appena informato sul processo che lo aspettava, mi chiede solo una cosa: ‘posso telefonare a mia moglie che è a casa e a mio figlio che è all’estero’. Poi, finite le telefonate, mi ridà il cellulare chiedendomi di riconsegnarglielo al risveglio. Queste immagini non le dimenticherò mai più”.
Da qui l’appello, diretto: “Rispettiamo le regole, stiamo a casa, tutti. alla fine ce la faremo, non comportiamoci da incoscienti, per favore”. Sono loro, gli operatori sanitari in prima linea, quelli che sono colpiti umanamente e fisicamente, visti i tanti positivi, quelli che chiedono un aiuto semplice, di stare davanti al divano a guardare la tv, su un pc, a pulire gli scaffali. Niente altro. Glielo dobbiamo, tutti. #iostoacasa