Un passaggio del discorso di inaugurazione del 734esimo anno accademico dell'Università di Macerata
*Il presidente della Repubblica ha recentemente richiamato il ruolo delle Università e ha voluto descrivere quello del docente come “il mestiere più bello del mondo: quello di trasmettere cultura, sapere, conoscenza. Quello di rendere i giovani protagonisti, capaci di spirito critico, padroni della conoscenza per il futuro”.
L’onere e l’onore di chi fa il docente è seguire con serietà questa missione. Stimolare lo sviluppo delle conoscenze e liberare la creatività delle studentesse e degli studenti, che dovranno, una volta formate e formati, mettere le ali e inventare il futuro.
Noi abbiamo bisogno di giovani che vogliono cambiare il mondo e che credono, nonostante le tante difficoltà e gli ostacoli, di poterlo fare. Viviamo in un mondo in cui il ritmo del cambiamento è altissimo. Assistiamo a mutamenti epocali a livello economico, politico, sociale e demografico.
La marcia dell’intelligenza artificiale è sempre più veloce e l’Italia, se non vuole essere solo un passeggero in una macchina guidata da altri, deve impegnarsi con maggiore sforzo e determinazione. In questa chiave e non solo, servono più investimenti strutturali per le università, per costruire una più robusta economia della conoscenza e per formare i giovani - attraverso gli studi universitari - e prepararli ai cosiddetti “high value jobs”.
Come mondo della formazione dobbiamo mediare tra la centralità – e cito il saggio di Lundvall e Johnson “The Learning Economy” - del “know what” (sapere che cosa – informazione) da una parte e la volontà e la necessità del “Know why” (sapere perché) e il “know how” (sapere come) dall'altra.
Anche la nostra università, con forti radici nell’umanesimo, è chiamata a rispondere all’ultimo requisito, vale a dire fornire ai propri laureati il know how per entrare nel mondo del lavoro che cambia così velocemente.
A questi tre elementi possiamo aggiungere il know who – i soft skills interpersonali che si apprendono sì con l’esperienza operativa (tramite stage e tirocini che sono occasioni di apprendimento pratico attuate con il mondo aziendale e professionale) ma forse ancora di più vivendo e contribuendo a una comunità universitaria viva come quella di Macerata.
Direi che gli ultimi due saperi restano al di fuori della portata dell’Intelligenza artificiale, che è senza dubbio uno strumento importantissimo – ma che necessita del supporto e della guida dell’intelligenza umana e delle intelligenze umane.
I cambiamenti attuali non sono solo meramente tecnologici e i giovani sono giustamente preoccupati per il futuro. Manca fiducia e noi siamo chiamati a sentire, filtrare e anche a rispondere alle loro preoccupazioni e ai loro disagi e a mantenere una costruttiva relazione in un momento storico di fragilità diffusa.
*John Mc Court, rettore dell’Università di Macerata