di Raffaele Vitali
La scomparsa di Mauro De Angelis, imprenditore, politico, uomo più comune di quanto si pensasse, ha permesso a tanti di riflettere. “Aveva delle capacità che ha messo a servizio soprattutto della comunità. Ciò che ha costruito ha contribuito a farci vivere meglio. Spesso lo dimentichiamo, ci sono persone che si adoperano oltre per il benessere della famiglia, per chi circonda e vive la collettività”. Le parole di don Vinicio Albanesi aiutano a capire il senso della vita di chi se ne è andato, ma ha lasciato tanto, insegnando che aiutare chi ha bisogno è una scelta di vita. De Angelis la porta della sua casa la teneva aperta, perché condividere quello che si ha è stato un principio fondamentale. “Una casa che sembrava anarchica, ma aveva regole precise fondate su principi solidi e calore senza eguali” l’ha definita il figlio nel suo ultimo saluto.
Ognuno può scegliere come aiutare l’altro. Letizia Battaglia, che per un mese è stata protagonista con le sue foto che hanno girato il mondo nella piccola Montegiorgio, lo faceva mostrando la verità. I suoi scatti sono diventate denunce, sono diventate verità che spesso si preferiva nascondere. Non c’era volontà politica dietro il suo lavoro, ma sete di giustizia, di quel senso di legalità che in troppi dimenticano.
Due personalità forti, così lontane una dall’altra, se non fosse per quel modo di vivere, un po’ nobile e un po’ zingaro. L’alternativa a Mauro e Letizia è vivere nell’indifferenza, quella che la Battaglia ha rappresentato nella fotografia che accompagna l’articolo. Quell’indifferenza che spesso ci fa voltare dall’altra parte di fronte al bisogno, ma anche alla legalità.
Mauro De Angelis ha aperto la porta della sua casa, anche agli invisibili, e ha dato, tanto, senza ostentarlo. Ma soprattutto ha parlato, molto. Di politica, di ambiente, di amicizia, di lavoro, di famiglia. E lo ha fatto convinto delle sue idee, che potevano non essere sempre giuste, ma di certo erano oneste.
Letizia Battaglia, che il piccolo fermano ha potuto ammirare grazie al lavoro dietro la mostra fatto da Chiara Fermani, ha sempre odiato le maschere. Lei dava e chiedeva coerenza, “non ha mai amato la neutralità, sentiva – riassume in poche parole il giornalista Baldo - il bisogno di schierarsi”.
Dalla parte giusta o quanto meno dalla parte dell’umanità. Come De Angelis.
*direttore www.laprovinciadifermo.com