Un piano chiaro di crescita quello che Matteo Marzotto ha definito per MinervaHub S.p.A., la realtà industriale italiana del settore moda specializzata in finiture e materiali per accessori di lusso. L’imprenditore procede a colpi di acquisizioni, trovando le migliori realtà sui territori e inserendole all’interno di un sistema produttivo e creativo che non ha eguali. Lo ha fatto nel Fermano, quando ha scelto la Sp Plast e i suoi 170 dipendenti, lo fa oggi con la Jato 1991 S.r.l., azienda bolognese di San Lazzaro di Savena specializzata nel ricamo a mano su tessuto.
E come ama fare Marzotto, i fondatori, Giorgina Rapezzi e Jacopo Giuseppe Tonelli, restano direttamente coinvolti nella gestione e fanno parte del capitale di MinervaHub S.p.A.. un’operazione di finanza che coinvolge tra gli altri un fondo di private equity, Xenon, lo studio legale Gelmetti, Deloitte, CF&S Advisors e numerose banche.
Del resto, arrivare al controllo di Jato 1991 no era facile, visto che è tra le più prestigiose realtà del panorama internazionale per creatività e competenza nel ricamo a mano e manipolazioni del tessuto. Un’azienda il cui fattore critico di successo risiede da sempre nella capacità di realizzare attività che abbraccino tutta la filiera produttiva della moda: dal design, alla modellistica, al taglio fino al cucito. Caratteristiche pressoché uniche, che consentono di offrire al mercato più soluzioni produttive, dalla realizzazione di prodotti semilavorati alla confezione di un numero limitato di preziosi capi Haute Couture, alle produzioni di più ampia scala per il prêt-à-porter.
MinervaHub S.p.A. in pochi mesi ha già nel suo portafoglio 130milioni id euro di ricavi, mille clienti, 500 occupati diretti frutto delle copetenze di Galvanica Formelli (Arezzo), Jato 1991 (Bologna), Koverlux (Bergamo), Quake (Vicenza), Sp Plast Creating (Fermo), Zeta Catene (Arezzo) e Zuma Pelli Pregiate (Pisa). E, come ha chiarito Marzotto durante il Micam, non ci si ferma visto che sono in programma nuove acquisizioni che dopo l’Emilia Romagna toccheranno ancora il Fermano o di certo le Marche.
Raffaele Vitali